martedì 27 luglio 2010

Meditazione del giorno: Non abbandonarci

MEDITAZIONE DEL GIORNO 27/07/2010

Martedì - XVII Tempo Ordinario


Parola - Prima lettura Ger 14, 17-22
I miei occhi grondano lacrime notte e giorno, senza cessare, perché da grande calamità è stata colpita la figlia del mio popolo, da una ferita mortale... Anche il profeta e il sacerdote si aggirano per il paese e non sanno che cosa fare... Riconosciamo, Signore, la nostra iniquità... per il tuo nome non abbandonarci.

Riflessione
Il battesimo ci ha conferito la dignità e la missione di profeti e sacerdoti, al servizio del popolo di Dio. Possiamo trovarci nella situazione descritta dal brano: la maggioranza preferisce ascoltare voci ben diverse da quella del Signore; ama orientarsi a lidi alternativi da quelli loro indicati. In questo contesto potremmo avvilirci, e aggirarci per la città, senza sapere che cosa fare. Nel brano però si comportano così i falsi profeti e i sacerdoti mestieranti; Geremia invece è ben cosciente del suo compito e l'esercita con sofferenza, ma con tanta fede e generosità. Noi pure, quando non ci rimane spazio per l'azione apostolica, prostriamoci davanti a Dio e chiediamogli perdono anche per chi non lo fa, preghiamolo e supplichiamolo. Nessuna situazione può impedirci di svolgere il servizio dell'intercessione, e nulla lo vanifica agli occhi del Signore.


Parola - Vangelo Mt 13, 36-43 In quel tempo, Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo... la zizzania sono i figli del maligno... alla fine del mondo...».

Riflessione
La dimensione ecclesiale della parabola è evidente, giacché Gesù stesso si è preoccupato di metterla in luce; non ci resta che riflettervi. Può essere utile considerare la parabola anche in dimensione personale. Anzitutto dobbiamo prendere atto della realtà: ciascuno di noi è il campo, nel quale, contemporaneamente, esiste buon grano e zizzania. Poi è doveroso porci una domanda: stiamo seminando con le nostre stesse mani la zizzania dentro di noi, oppure permettiamo che lo faccia il diavolo? Di fronte a una risposta positiva, è doveroso prendere immediati provvedimenti. Sperando in una risposta negativa, chiediamoci che cosa stiamo facendo per crescere il grano buono, e per tenere a bada, nel migliore dei modi, l'espandersi delle erbacce cattive. A questo punto, non dobbiamo preoccuparci troppo dei risultati visibili, poiché la zizzania non estirpata, purché non seminata da noi volontariamente, alla fine della vita sarà finalmente raccolta da Gesù stesso e gettata nel fuoco a bruciare. Noi andremo davanti al trono divino solamente con il grano buono.

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