giovedì 31 luglio 2008

Commento al Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 13,47-53

Santa Caterina da Siena (1347-1380), terziaria domenicana, dottore della Chiesa, compatrona d'Europa
Dialogo della Divina Provvidenza, cap.39


<<>> (Gv 3,36)
[Santa Caterina sentì Dio dirle :] Sappi che ne l'ultimo di del giudicio, quando verrà il Verbo mio Figliuolo con la divina mia Maiestà a riprendere il mondo con la potenzia divina, egli non verrà come povarello, si come quando egli nacque venendo nel ventre della Vergine e nascendo nella stalla fra gli animali, e poi morendo in mezzo fra due ladroni. Alora lo nascosi la potenzia mia in lui, lassandolo sostenere pene e tormenti come uomo: non che la natura mia divina fusse però separata da la natura umana; ma lassa' lo patire come uomo per satisfare a le colpe vostre. Non verrà cosí ora in questo ultimo punto; ma verrà con potenzia a riprendere egli con la propria persona...

A' giusti darà timore di reverenzia con grande giocondità. Non che egli si muti la faccia sua, però che egli è immutabile, perché è una cosa con meco, secondo la natura divina. E secondo la natura umana, la faccia sua anco è immutabile, poi che prese la gloria della resurrexione. Ma a l'occhio del dannato se gli mostrarrà cotale, però che, con quello occhio terribile e obscuro che egli ha in se medesimo, con quello el vedrà.

Si come l'occhio infermo che del sole, che è cosí lucido, non vede altro che tenebre; e l'occhio sano vede la luce. E questo non è per difecto della luce che si muti piú al cieco che a l'alluminato, ma è per difecto de l'occhio che è infermo. Cosí e' dannati el veggono in tenebre, in confusione e in odio, non per difecto della divina mia Maiestà con la quale egli verrà a giudicare il mondo, ma per difecto loro.

Sant' Ignazio di Loyola, Sacerdote (memoria)

Il 31 Luglio la Chiesa Cattolica celebra: Sant' Ignazio di Loyola, Sacerdote (memoria)

Ignazio di Loyola, in spagnolo Íñigo López de Loyola (Loyola, 24 dicembre 1491 – Roma, 31 luglio 1556), è stato un presbitero spagnolo, fondatore della Compagnia di Gesù (Gesuiti).

Ignazio nacque nel castello di Loyola, vicino Azpeitia, circa 20 chilometri a sud-ovest di San Sebastián nella provincia basca di Guipúzcoa, Spagna. Il più giovane di 13 fratelli, Ignazio aveva solo sette anni quando morì sua madre. Dovette così prendersi cura dei suoi fratelli perché il padre era sempre in viaggio di lavoro. Nel 1506 divenne paggio al servizio di un parente, Juan Velázquez de Cuéllar, tesoriere (contador mayor) del regno di Castiglia. Come cortigiano, Ignazio ebbe in quel periodo uno stile di vita dissoluto.
Nel 1517, Ignazio prese servizio nell'esercito. Venne ferito gravemente durante la Battaglia di Pamplona (20 maggio 1521) e per colpa della ferita fu costretto per lungo tempo a letto nel castello di suo padre con il medico che veniva a visitarlo tre volte al giorno per tre mesi. Durante la lunga degenza, ebbe l'occasione di leggere numerosi testi religiosi dedicati, in particolare, alla vita di Gesù e dei santi. Venne travolto dal desiderio di cambiare la sua vita e trascorrere un'esistenza basata sul proprio lavoro ed ispirata a Francesco d'Assisi e ad altre grandi figure spirituali. Decise, quindi, di convertirsi e, per farlo, si recò in Terra santa; sua intenzione era rimanere come mendicante nella città dove visse Cristo, ma fu costretto a rientrare in Spagna. In quel periodo elaborò, sperimentandolo in prima persona, il suo metodo di preghiera e contemplazione, basato sul discernimento. Queste esperienze sfociarono nei celebri Esercizi Spirituali (Ejercicios espirituales), che descrivono una serie di meditazioni a cui, poi, dovranno attenersi i futuri gesuiti. Quest'opera ha influenzato profondamente i futuri "metodi di propaganda" della Chiesa cattolica. Durante il suo ricovero, ebbe anche l'occasione di visitare il Monastero benedettino di Montserrat (25 marzo 1522), dove appese i suoi paramenti militari davanti ad un'immagine della Vergine Maria, in una vera e propria veglia militare dedicata alla Madonna. Entrò immediatamente nel monastero di Manresa, in Catalogna, dove praticò un severissimo ascetismo. Ebbe varie visioni, come raccontò più tardi nella sua Autobiografia; la Vergine divenne l'oggetto della sua devozione cavalleresca: l'immaginario militare giocò sempre una parte importante nella sua vita e nelle sue contemplazioni religiose.
Nel 1528 si iscrisse all'Università di Parigi, dove rimase sette anni, ampliando la sua cultura letteraria e teologica, e cercando di interessare gli altri studenti agli Esercizi Spirituali.
Entro il 1534 ebbe sei "seguaci" - Peter Faber (francese), Francis Xavier (noto anche come san Francesco Saverio), Alfonso Salmeron, James Lainez, Nicholas Bobadilla (spagnoli), e Simao Rodrigues (portoghese).
Il 15 agosto del 1534, Ignazio e gli altri sei studenti si incontrarono a Montmartre, vicino Parigi, legandosi reciprocamente con un voto di povertà e castità e fondando la Società di Gesù, allo scopo di eseguire lavoro missionario e di ospitalità a Gerusalemme o andare incondizionatamente in qualsiasi luogo il Papa avesse ordinato loro.
Nel 1537 essi si recarono in Italia in cerca dell'approvazione papale per il loro ordine religioso. Papa Paolo III li lodò e consentì loro di essere ordinati sacerdoti; vennero ordinati a Venezia dal vescovo di Arbe (ora Rab, in Croazia) il 24 giugno. Si dedicarono alla preghiera ed ai lavori di carità in Italia, anche perché il nuovo conflitto tra l'imperatore, Venezia, il Papa e l'Impero Ottomano rendevano impossibile qualsiasi viaggio a Gerusalemme.
Con Faber e Lainez, Ignazio si diresse a Roma nell'ottobre del 1538, per far approvare al papa la costituzione del nuovo ordine. Una congregazione di cardinali si dimostrò favorevole al testo preparato da Ignazio e papa Paolo III confermò l'ordine con la bolla papale "Regimini militantis ecclesiae" (27 settembre 1540), limitando, però, il numero dei suoi membri a sessanta. Questa limitazione venne rimossa tramite una successiva bolla, la "Iniunctum nobis", del 14 marzo 1543. L'ultima e definitiva approbazione della Compagnia di Gesù è stata data nel 1550 con la bolla "Exposcit debitum" di Giulio III.
Ignazio venne scelto come primo Preposito Generale della Compagnia di Gesù e inviò i suoi compagni come missionari in giro per tutto il mondo per creare scuole, istituti, collegi e seminari.
Nel 1548 vennero stampati per la prima volta gli Esercizi Spirituali, per i quali venne condotto davanti al tribunale dell'Inquisizione, per poi essere rilasciato.
Sempre nel 1548, Ignazio fondò a Messina il primo Collegio dei Gesuiti al mondo, il famoso "Primum ac Prototypum Collegium" ovvero Messanense Collegium Prototypum Societatis, e, quindi, prototipo di tutti gli altri collegi di insegnamento che i gesuiti fonderanno con successo nel mondo facendo dell'insegnamento la marca distintiva dell'ordine.
Ignazio scrisse le Costituzioni gesuite, adottate nel 1554, che creavano un'organizzazione monarchica e spingevano per un'abnegazione ed un'obbedienza assoluta al Papa ed ai superiori ("perinde ac cadaver", "[ben disciplinati] come un cadavere" scrisse Ignazio). La regola di Ignazio diventò il motto non ufficiale dei gesuiti: Ad Maiorem Dei Gloriam. Tra il 1553 ed il 1555, Ignazio dettò al suo segretario, padre Gonçalves da Câmara, la storia della sua vita. Questa autobiografia, essenziale per la comprensione dei suoi Esercizi Spirituali, rimase però segreta per oltre 150 anni negli archivi dell'ordine, fino a che il testo non venne pubblicato negli "Acta Sanctorum".
Morì a Roma nel 1556 e venne canonizzato il 12 marzo 1622 da Papa Gregorio XV. Il 23 luglio 1637 il suo corpo fu collocato in un'urna di bronzo dorato, nella Cappella di sant'Ignazio della Chiesa del Gesù in Roma. La statua del Santo, in argento, è opera di Pierre Legros. La festa religiosa viene celebrata il 31 luglio, giorno della sua morte.

Significato del nome : «di fuoco,igneo» (latino).

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 13,47-53

Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.
Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.
Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni
e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete capito tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì».
Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate queste parabole, Gesù partì di là

mercoledì 30 luglio 2008

San Pietro Crisologo, Vescovo e dottore della Chiesa

Il 30 Luglio la Chiesa Cattolica celebra San Pietro Crisologo, Vescovo e dottore della Chiesa
Imola, cc 380 - 450
(memoria facoltativa)

Pietro Crisologo (soprannome datogli dalla «vox publica» di Ravenna e che vuol dire «dalle parole d'oro» o semplicemente, «parola d'oro») fu uno dei predicatori più dotti e celebri del suo tempo.

Nato ad Imola verso il 380, fu consacrato vescovo di Ravenna, con grande soddisfazione dei ravennati che ne conoscevano la dottrina e l'eleganza della comunicazione, tra il 431 e 433 dal papa in persona: Sisto III.

Ravenna in quei tempi era la capitale dell'impero, giunto alle sue ultime fasi, e, quindi, cerniera tra l'Oriente e l'Occidente con un vai e vieni di corrieri da ogni parte. In questa capitale e con questo clima, il vescovo Pietro, guida la sua Chiesa, con saggezza nel comando ma anche con un vivo interesse per le sorti materiali dei suoi fedeli, fornendo la città di un ricco acquedotto e promuovendo una vasta rete di carità.

Il suo operato fece di lui uno dei vescovi più apprezzati e ascoltati del suo tempo. Inoltre, "la sua attività di predicatore ci ha lasciato soprattutto una documentazione inestimabile sulla liturgia di Ravenna e sulla cultura di questa città" (B. Studer).

Il santo vescovo morì a Imola lasciando circa 180 sermoni, brevi e di stile popolare (con le «parole d'oro» che l'hanno reso popolare a Ravenna e in tutta la Chiesa), a spiegazione del Vangelo, orazioni e esaltazione delle virtù dei santi.

gpm

Commento al Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 13,44-46

Santa Teresa del Bambin Gesù (1873-1897), carmelitana, dottore della Chiesa
Lettere, 145

Un tesoro nascosto
La sposa [del Cantico] dei Cantici dice... che si è alzata dal suo letto per cercare l'Amato del suo cuore nella città, ma fu invano; uscita dalla città, trovò l'Amato del suo cuore (Ct 3,1-4). Poiché Gesù non vuole che troviamo nel riposo la sua presenza adorabile, si nasconde... Oh! Quale melodia per il mio cuore, il silenzio di Gesù. Si fa povero perché possiamo fargli la carità, ci tende la mano come un mendicante affinché nel giorno radioso del giudizio, quando apparirà nella suo gloria, egli possa farci sentire queste dolce parole: «Venite, benedetti del Padre mio, perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; non sapevo dove alloggiare e mi avete ospitato, ero in carcere, malato e mi avete soccorso» (Mt 25,34-36). Gesù in persona pronunciò queste parole, vuole lui il nostro amore, lo mendica. Si mette per così dire alla nostra mercé, non vuole prendere nulla senza che glielo diamo...
Gesù è un tesoro nascosto, un bene inestimabile che poche anime sanno trovare perché è nascosto mentre il mondo ama ciò che brilla. Ah! Se Gesù avesse voluto mostrarsi a tutte le anime con i suoi doni ineffabili; senza dubbio nessuna l'avrebbe disdegnato, ma non vuole che lo amiamo per i suoi doni. Lui in persona deve essere la nostra ricompensa.
Per trovare una cosa nascosta, occorre nascondere se stesso; la nostra vita deve dunque essere un mistero, dobbiamo assomigliare a Gesù, a Gesù il cui volto era nascosto (Is 53,3)... Gesù ti ama di un amore così grande che se lo vedessi, saresti in un'estasi di felicità..., ma non lo vedi e soffri. Presto Gesù «si alzerà per salvare tutti i miti e gli umili della terra» (Sal 75,10).

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 13,44-46

Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose;
trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

martedì 29 luglio 2008

Ss. Marta (memoria), Maria e Lazzaro di Betania

Il 29 Luglio la Chiesa Cattolica celebra: Ss. Marta (memoria), Maria e Lazzaro di Betania

Marta di Betania (villaggio a circa 3 chilometri da Gerusalemme) é la sorella di Maria e di Lazzaro ; Gesù amava sostare a casa loro durante la predicazione in Giudea. Nei vangeli Marta é citata in 3 occasioni:

1)« Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". Ma Gesù le rispose: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta".» (Lc 10,38-42)

2)« Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato.Le sorelle mandarono dunque a dirgli: "Signore, ecco, il tuo amico è malato". All'udire questo, Gesù disse: "Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato". Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro... Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello. Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà". Gesù le disse: "Tuo fratello risusciterà".Gli rispose Marta: "So che risusciterà nell'ultimo giorno". Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?". Gli rispose: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo". Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: "Il Maestro è qui e ti chiama". Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: "Va al sepolcro per piangere là". Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!". Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: "Dove l'avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!". Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: "Vedi come lo amava!". Ma alcuni di loro dissero: "Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?". Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. Disse Gesù: "Togliete la pietra!". Gli rispose Marta, la sorella del morto: "Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni". Le disse Gesù: "Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?". Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: "Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato". E, detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!". Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: "Scioglietelo e lasciatelo andare". Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. » (Gv 11,1-46)

3)« Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: "Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?". Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: "Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me". » (Gv 12,1-6). Lo stesso episodio é riportato da (Mt 26,6-13) (Mc 14,3-9).

La figura di Maria di Betania é la prova vivente che anche gli umili e, talvolta, nascosti lavori casalinghi possono condurre alla santità.

Secondo la tradizione, dopo la resurrezione di Gesù Marta emigrò con sua sorella Maria di Betania e Maria Maddalena approdando nel 48 d.C. a Saintes-Maries-de-la-Mer, in Provenza, dopo le prime persecuzioni in patria, e qui portarono il credo cristiano.
La leggenda popolare narra come le paludi della zona (la Camargue) fossero abitate da un terribile mostro, la tarasque che passava il tempo a terrorizzare la popolazione. Santa Marta, con la sola preghiera, lo fece rimpicciolire in dimensioni tali da renderlo innocuo, e lo condusse nella città di Tarascon.

gpm

Commento del Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 10,38-42

Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Discorsi, 104

« Una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa »
Nell'eternità, noi siamo destinati a stare a tavola... Non oserei dirlo, se non lo avesse promesso il Signore: «Li farà accomodare a tavola e passando si metterà a servirli» (Lc 12,37)... O grande promessa, o felice suo adempimento! Operiamo in modo da meritarlo; facciamo sì che siamo aiutati a essere capaci di arrivare là dove il Signore ci servirà mentre saremo adagiati a tavola.

Che cosa sarà allora l'essere adagiati a tavola se non riposare? E che cosa sarà il servire se non nutrire? Qual è quel cibo? Qual è quella bevanda? Naturalmente sarà la stessa verità... Non credi forse che Dio può nutrire così, dal momento che adesso il tuo occhio si pasce così della luce di quaggiù? Il tuo occhio si pasce della luce. Sia che la vedano molti, sia che la vedano pochi, essa brilla sempre nella stessa misura; gli occhi se ne pascono senza che essa venga meno... Perché non lo capite ancora? Perché siete occupati in molte faccende. Voi siete presi, anzi tutti noi siamo presi dalle occupazioni di Marta. In realtà chi mai è esente da questo servizio di prendersi cura degli altri?

Vi scongiuro, dunque, carissimi, vi esorto, vi prego...: cerchiamo di desiderare insieme quella vita, di correre verso di essa arrivandoci insieme, affinché ci fermiamo in essa perseverando. Verrà l'ora e sarà un'ora senza fine, quando il Signore ci farà accomodare a tavola e ci servirà. Che cosa ci darà, se non se stesso? Perché cercate che cosa mangerete? Avete il Signore in persona. « Una sola cosa ho chiesto al Signore, questa cercherò: di abitare nella casa del Signore per tutti i giorni della mia vita per contemplare le delizie del signore» (Sal 27,4) ... Non dobbiamo dunque avere il gusto dei cibi materiali... Queste scompariranno; si devono tollerare, non amare. Se vuoi adempiere il compito di Marta occupandoti di esse devi usare la moderazione e la misericordia... Passerà la fatica e arriverà il riposo; ma si arriverà al riposo unicamente attraverso la fatica. Passerà la nave e arriverà nella patria; ma alla patria non si arriverà se non per mezzo della nave... Io sono sicuro che non andremo a fondo poiché siamo trasportati dal legno della croce.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 10,38-42

Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.
Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola;
Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».
Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose,
ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».

lunedì 28 luglio 2008

Vicka racconta la visione del Paradiso, del Purgatorio e dell'Inferno

I veggenti Vicka e Jacov di Medjugore sono stati portati dalla Madonna in Paradiso, in Purgatorio e all'Inferno per far capire a noi uomini che questi "luoghi" esistono realmente.

Imitazione di Cristo: GLI AFFETTI DISORDINATI

Capitolo sesto

”Quando l'uomo appetisce disordinatamente qualche cosa, diventa inquieto dentro di sé. Il superbo e l'avaro non hanno mai pace; il povero e l'umile di spirito, invece, vivono in grande pace. L’uomo che non è ancora completamente morto a se stesso, non tarda ad essere tentato ed è vinto pur nelle cose piccole e spregevoli. Chi è debole nello spirito e, in certo modo, tuttora carnale ed incline alle cose sensibili, difficilmente riesce a svincolarsi del tutto dai desideri terreni. E, perciò, spesso sente tristezza, quando riesce a distogliersene; e facilmente si sdegna, se qualcuno gli si oppone. Se, poi, riesce ad ottenere ciò che bramava, è immediatamente oppresso dal rimorso della coscienza: il motivo è che ha assecondato la sua passione, la quale non giova affatto alla pace di cui è andato in cerca. Perciò, la vera pace del cuore si trova resistendo alle passioni, non già nel farsi schiavo d'esse. Non c'è, dunque, pace nel cuore dell'uomo carnale; non c'è nell'uomo dedito alle esteriorità, ma solo in quello fervente e spirituale.

Amore inconteibile degli "Studio 3" (video con testo)

Amore incotenibile è una canzone degli "Studio 3" che parla d'amore.
C'è chi ha la vocazione sacerdotale e chi ha la vocazione alla famiglia.
Se come me avete la seconda, ma siete ancora soli, molto probabilmente sarete in cerca dell'altra metà, come dice il testo della canzone.
Un amore non da manuale, amore che fa stare bene, sentimenti, sensazioni, emozioni e... l'incontenibile! Noi Cristiani dovremmo essere degli specialisti d'amore, dell'amore fondato sulla roccia, quello capace di resistere alle intemperie, l'amore che ci ha insegnato Gesù!

Grandi cose ha fatto il signore per noi (video con testo)

Grandi cose ha fatto il Signore per noi...

Commento Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 13,31-35

Commento del Cardinale John Henry Newman (1801-1890), sacerdote, fondatore di una comunità religiosa, teologo
PPS vol. 6, n° 20 « The Visible Temple »

Cristo, granellino di senapa e lievito seminati nel mondo
Cristo è venuto per sottomettersi questo mondo, rivendicarlo come sua proprietà, per affermare i suoi diritti su di esso in quanto suo maestro, per liberarlo dalla dominazione usurpata dal nemico, per manifestarsi ad ogni uomo, per stabilirsi in lui. Cristo è questo granellino di senapa che deve silenziosamente crescere e coprire tutta la terra. Cristo è questo lievito che segretamente va per la sua strada attraverso la massa degli uomini, dei loro sistemi di pensiero e delle loro istituzioni, finché tutto sia lievitato. Fino ad ora, il cielo e la terra erano separati; il suo disegno di grazia è fare dei due un mondo solo, rendendo la terra simile al cielo.

Fin dall'inizio, egli era venuto nel mondo, ma gli uomini hanno adorato altri déi. È venuto in questo mondo nella carne, «eppure il mondo non lo riconobbe»; «Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto» (1 Gv 1,10-11). Eppure è venuto per condurli ad accoglierlo, a riconoscerlo, ad adorarlo. È venuto per integrare in lui questo mondo perché come egli è luce, anche questo mondo fosse luce. Quando è venuto non aveva «dove posare il capo» (Lc 9,58), ma è venuto per farsi un posto, per farsi una casa, trovarvi delle dimore. È venuto a cambiare il mondo intero in una sua dimora di gloria, questo mondo che era tenuto in schiavitù dalle potenze del male.

È venuto nella notte, è nato nella notte buia, in una grotta... Prima in questo luogo ha posato il capo, ma non per rimanervi per sempre. Non intendeva limitarsi a questa oscurità. Il suo disegno era trasformare il mondo ... Occorreva che tutto l'universo fosse rinnovato da lui, ma non ricorreva a nulla di ciò che esisteva, affinché tutto fosse creato a partire dal nulla... Era una luce che brillava nelle tenebre finché, per mezzo della sua sola forza, fosse creato un Tempio degno del suo nome.

Ss. Nazario e Celso, Martiri

Il 28 Luglio la Chiesa Cattolica celebra i Ss. Nazario e Celso, Martiri

Nazario era cittadino romano di famiglia ebrea e legionario; fu discepolo di Pietro e ricevette il battesimo dal futuro papa Lino.
Per sfuggire alle persecuzioni contro i cristiani e forse inviato da papa Lino, lasciò Roma e si recò in alcune zone della Lombardia. Passò in particolare anche a Piacenza e a Milano, dove avrebbe incontrato in carcere i compagni di fede Gervasio e Protasio.
Successivamente iniziò l'evangelizzazione delle Gallie. Qui gli fu affidato come discepolo il giovanissimo Celso, di appena 9 anni, il quale ricevette dal maestro l'educazione alla fede cristiana e il battesimo. Insieme proseguirono nell'opera di diffusione della nuova fede, viaggiando per la Francia meridionale e arrivando a Treviri.
Qui avrebbero subìto numerose persecuzioni e sarebbero stati arrestati ma, tuttavia, Nazario, quale cittadino romano, non subì torture ma venne inviato a Roma per subire un regolare processo. Qui, al suo rifiuto di rinnegare la sua fede e sacrificare agli dei romani, venne condannato a morte. Secondo altre fonti la condanna a morte venne decisa dal governatore di Ventimiglia; ad ogni modo, insieme a Celso, venne imbarcato su una nave che doveva portarli al largo e gettarli in mare.
I due, però, scamparono alla morte a causa di un nubifragio.
La leggenda vuole che, gettati in mare, si misero a camminare sulle acque; si scatenò allora una tempesta che terrorizzò i marinai, i quali chiesero aiuto a Nazario. Le acque si calmarono immediatamente e la nave sarebbe, infine, approdata a Genova; qui Nazario e Celso proseguirono la loro opera evengelizzatrice in tutta la Liguria negli anni 66 e 67.
Si spinsero poi fino a Milano, dove infine vennero arrestati e nuovamente condannati a morte dal prefetto Antolino: la sentenza fu eseguita per decapitazione nell'anno 76.
Il loro ricordo si perse fino al ritrovamento dei corpi da parte di sant'Ambrogio, che ne diffuse il culto facendo edificare una chiesa sul luogo della sepoltura.
Chiese dedicate alla loro memoria si trovano a San Nazario (Salerno), Verona, Varazze, Asti, Cantarana, Varese, Arenzano, Poggio Imperiale, Vignola (MO), Gaggio Montano, Trivento (CB) e ad Avella (in abbandono).

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 13,31-35

Un'altra parabola espose loro: «Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo.
Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami».
Un'altra parabola disse loro: «Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti».
Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole,
perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

domenica 27 luglio 2008

Il sangue di Pantaleone, reliquia

Pantaleone è oggetto di venerazione in Oriente, dove viene chiamato il grande martire ed è invocato come taumaturgo. Fiale contenenti una certa quantità del suo sangue (raccolto, secondo la tradizione, da Adamantio, testimone del martirio) sono conservate a Costantinopoli ed a Ravello: altre reliquie del santo si trovano nella basilica di Saint-Denis a Parigi; la sua testa è venerata a Lione. Alcune reliquie sono conservate anche nella chiesa di San Pantalon (così è chiamato dai Veneziani san Pantaleone) a Venezia.

L'ampolla conservata in Ravello presenta il fenomeno dell'annuale liquefazione del sangue nel mese di luglio; San Pantaleone, medico e martire, Patrono di Ravello, rappresenta il cuore della devozione e della tradizione ravellesi. La Cappella dedicata al Santo, voluta sin dal 1617 dal vescovo Michele Bosio, per una più sicura e degna collocazione della Reliquia del sangue del martire, fu realizzata nel 1643 durante il governo del vescovo Bernardino Panicola, che ne fece la traslazione con una solenne processione per la città. Lo stesso fenomeno si verifica anche nell'ampolla custodita a Montauro.

Video sull'iconografia di San Pantaleone

San Pantaleone Medico, martire

Il 27 Luglio la Chiesa celebra San Pantaleone.

Pantaleone godette fin dall'antichità di un vasto culto in Oriente e in Occidente, al pari dei celebri Cosma e Damiano o Ciro e Giovanni, coi quali divise nella rappresentazione agiografica il modello martiriale e taumaturgico di santi medici. La sua popolarità è testimoniata dalla «Passio» giuntaci in varie redazioni in greco, armeno, georgiano, copto, arabo.

Secondo la leggenda Pantaleone, nativo di Nicomedia in Bitinia, educato cristianamente dalla madre Eubule, ma non ancora battezzato, è affidato dal padre pagano al grande medico Eufrosino e apprende la medicina tanto perfettamente da meritarsi l'ammirazione e l'affetto dell'imperatore Massimiano. Si avvicina alla fede cristiana grazie all'esempio e alla dottrina di Ermolao, presbitero cristiano che vive nascosto per timore della persecuzione. Questi lo convince progressivamente ad abbandonare l'arte di Asclepio, garantendogli la capacità di guarire ogni male nel solo nome di Cristo: di ciò fa esperienza lo stesso Pantaleone che, dopo aver visto risuscitare, alla sola invocazione del Cristo, un bambino morto per il morso di una vipera, si fa battezzare.
La guarigione di un cieco, che si era rivolto a lui, provoca la guarigione spirituale e la conversione sia del cieco che del padre del santo. Alla sua morte Pantaleone, distribuito il patrimonio ai servi e ai poveri, diventa il medico di tutti, suscitando, per l'esercizio gratuito della professione, l'invidia e il risentimento dei colleghi e la conseguente denunzia all'imperatore. Il cieco, chiamato a testimoniare, nell'evidenziare la gratuità e la rapidità della guarigione, nonché l'incapacità e la venalità degli altri medici, fa l'apologia di Cristo contro Asclepio, guadagnandosi perciò il martirio.

Il racconto a questo punto segue la struttura propria di una «Passio»: l'imperatore con lusinghe e dolci rimproveri tenta di dissuadere il giovane dal preferire Cristo ad Asclepio. Pantaleone propone un'ordalia tra i sacerdoti pagani e lui: intorno ad un paralitico, appositamente convocato, inutilmente si affannano i sacerdoti, invocando tra gli dei anche Asclepio, Galeno e Ippocrate; il santo, invece, guarisce nel nome di Cristo l'ammalato. Il miracolo suscita la conversione di molti e l'ostinazione dei sacerdoti e dell'imperatore che, alle lusinghe fa seguire una lunga serie di tormenti: raschiamento con unghie di ferro e bruciature ai fianchi con fiaccole, annegamento, ruota... Ogni tentativo risulta inefficace e provoca ancor più l'ira del tiranno che accusa il santo di «magia».
La sentenza di morte del giovane non esaurisce la fantasmagoria del meraviglioso: i carnefici chiedono perdono al santo e una voce dall'alto cambia il nome del giovane: «non ti chiamerai più Pantoleon, ma il tuo nome sarà Pantaleémon, perché avrai compassione di molti: tu infatti sarai porto per quelli sballottati dalla tempesta, rifugio degli afflitti, protettore degli oppressi, medico dei malati e persecutore dei demoni».

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 13,44-52

Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose;
trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.
Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.
Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni
e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete capito tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì».
Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

sabato 26 luglio 2008

Video sui Santi Gioacchino e Anna + canzone cristiana

Il video seguente è tratto da un film. I protagonisti di queste immagini sono i genitori della Beata Vergine Maria: San Gioacchino e Sant'Anna.
A metà video inizia una canzone cristiana.

Ss. Anna e Gioacchino, genitori della Beata Vergine Maria

La chiesa Cattolica il 26 Luglio celebra Ss. Anna e Gioacchino, genitori della Beata Vergine Maria

(memoria)

Nonostante che di s. Anna ci siano poche notizie, e per giunta provenienti da testi né ufficiali né canonici, il suo culto è estremamente diffuso sia in Oriente (VI sec.) che in Occidente (X sec. - quello di Gioacchino nel XIV sec.).

Quasi ogni città ha una chiesa a lei dedicata, Caserta la considera sua celeste Patrona, il nome di Anna si ripete nelle intestazioni di strade, rioni di città, cliniche e altri luoghi; alcuni Comuni portano il suo nome.
La madre della Vergine, è titolare di svariati patronati quasi tutti legati a Maria ma soprattutto patrona delle madri di famiglia, delle vedove, delle partorienti; è invocata nei parti difficili e contro la sterilità coniugale.

Il nome di Anna deriva dall'ebraico Hannah (grazia) e non è ricordata nei Vangeli canonici; ne parlano invece i vangeli apocrifi della Natività e dell'Infanzia, di cui il più antico è il cosiddetto «Protovangelo di san Giacomo», scritto non oltre la metà del II secolo.

Il «Protovangelo di san Giacomo» narra che Gioacchino, sposo di Anna, era un uomo pio e molto ricco e abitava vicino Gerusalemme, nei pressi della fonte Piscina Probatica. Un giorno mentre stava portando le sue abbondanti offerte al Tempio come faceva ogni anno, il gran sacerdote Ruben lo fermò dicendogli: «Tu non hai il diritto di farlo per primo, perché non hai generato prole». Gioacchino ed Anna erano sposi che si amavano veramente, ma non avevano figli e ormai data l'età non ne avrebbero più avuti; secondo la mentalità ebraica del tempo, il gran sacerdote scorgeva la maledizione divina su di loro, perciò erano sterili.

L'anziano ricco pastore, per l'amore che portava alla sua sposa, non voleva trovarsi un'altra donna per avere un figlio; pertanto addolorato dalle parole del gran sacerdote si recò nell'archivio delle dodici tribù di Israele per verificare se quel che diceva Ruben fosse vero e una volta constatato che tutti gli uomini pii ed osservanti avevano avuto figli, sconvolto non ebbe il coraggio di tornare a casa e si ritirò in una sua terra di montagna e per quaranta giorni e quaranta notti supplicò l'aiuto di Dio fra lacrime, preghiere e digiuni.

Anche Anna soffriva per questa sterilità, a ciò si aggiunse la sofferenza per questa "fuga" del marito; quindi si mise in intensa preghiera chiedendo a Dio di esaudire la loro implorazione di avere un figlio.
Durante la preghiera le apparve un angelo che le annunciò: «Anna, Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai e si parlerà della tua prole in tutto il mondo». Così avvenne e dopo alcuni mesi Anna partorì.

Il «Protovangelo di san Giacomo» conclude: «Trascorsi i giorni necessari..., diede la poppa alla bimba chiamandola Maria, ossia 'PREDILETTA DEL SIGNORE'».

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 13,16-17

Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono.
In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!

Madonna di Medjugorie: Messaggio del 25 luglio 2008

Cari figli, in questo tempo in cui pensate al riposo del corpo, io vi invito alla conversione. Pregate e lavorate in modo che il vostro cuore aneli al Dio creatore che è il vero riposo della vostra anima e del vostro corpo. Che Egli vi riveli il suo volto e vi doni la sua pace. Io sono con voi e intercedo davanti a Dio per ciascuno di voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

venerdì 25 luglio 2008

GodTube: social network

Godtube è un portale (social network) realizzato sullo stile di youtube ma con contenuti esclusivamente religiosi di ispirazione cristiana (ma non sempre cattolici, anzi...).

Ho notato che la maggior parte dei video inseriti sono in lingua straniera, soprattutto inglese o spagnolo. Purtroppo i video in Italiano non sono molti. Ad esempio cercando la parola "Cristianesimo" nel motore di ricerca interno a Godtube escono soltanto 2 risultati tralaltro dai contenuti evangelici.

Negli ultimi tempi la community GodTube sta crescendo a un ritmo inimmaginabile, addirittura del 973 per cento ogni mese stando alle stime di Comscore.

Gli oltre tre milioni di visitatori unici hanno mandato online più di 800mila ore di video.

GodTube video: Il silenzio di Dio

Questa è la seconda grande fenomenologia del Dio del silenzio. Quando non ce la fai, quando vorresti farla finita, quando tutto ti sembra perduto e soltanto un pane, davanti a Dio, ti fa camminare verso il monte santo, Dio non ti parla nella potenza e nella grandezza, ma nella sconfitta. Dio ti parla nel silenzio.

Mons. Bruno Forte

San Giacomo il Maggiore, Apostolo (festa)

Il 25 Luglio la Chiesa Cattolica celebra San Giacomo il Maggiore.
Martire a Gerusalemme nel 42 d.C.

Giacomo è detto il Maggiore per distinguerlo dall'omonimo apostolo, Giacomo di Alfeo. Lui e suo fratello Giovanni Evangelista sono figli di Zebedeo, pescatore in Betsaida sul lago di Tiberiade, e di Maria Sàlome. Ambedue furono chiamati da Gesù subito dopo Pietro e Andrea suo fratello: "Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono." (Mt 4,21-22).

Ben altri passaggi dei vangeli e Atti degli apostoli parlano di Giacomo:
«Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono;» (Mc 3,16-17).

Ritroviamo Giacomo, insieme a Giovanni e a Pietro, nella narrazione della Trasfigurazione di Gesù descritta nei vangeli sinottici Matteo 17,1-8; Marco 9,2-8 e Luca 9,28-36.

In Matteo 20,20-24 si legge ancora « Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: "Che cosa vuoi?". Gli rispose: "Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno". Rispose Gesù: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?". Gli dicono: "Lo possiamo". Ed egli soggiunse: "Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio". Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli;»

Giacomo, sarà il primo apostolo martire che, nella primavera dell'anno 42, berrà quel calice: «In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni» (At 12,1-2).

Secoli dopo, nascono su S. Giacomo tradizioni e leggende. Si dice che avrebbe predicato il Vangelo in Spagna. Quando poi quel Paese cadde in mano araba (sec. IX), si afferma che il corpo di Giacomo (Santiago, in spagnolo) è stato prodigiosamente portato nel nord-ovest spagnolo e seppellito nel luogo poi notissimo come Santiago de Compostela. Nell'angoscia dell'occupazione, gli si tributa un culto fiducioso e appassionato, facendo di lui il sostegno degli oppressi e addirittura un combattente invincibile. La fede nella sua protezione è uno stimolo enorme nelle prove durissime e tutto questo ha un riverbero sull'Europa cristiana che già nel X secolo inizia i pellegrinaggi a Compostela.

Nel 1989 Giovanni Paolo II, insieme a migliaia di giovani da tutto il mondo,
ha fatto il «Cammino di Compostela».

Fonte: http://www.vangelodelgiorno.org

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 20,20-28

Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa.
Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».
Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo».
Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio».
Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli;
ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere.
Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo,
e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo;
appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti».

Baba Yetu: Testo canzone + versione by Dallas Center-Grimes HS



CHORUS
Baba yetu, yetu uliye
Mbinguni yetu, yetu, amina!
Baba yetu, yetu, uliye
Jina lako litukuzwe.
(x2)

Utupe leo chakula chetu
Tunachohitaji utusamehe
Makosa yetu, hey!
Kama nasi tunavyowasamehe
Waliotukosea usitutie
Katika majaribu, lakini
Utuokoe, na yule, milelea milele!

CHORUS

Ufalme wako ufike utakalo
Lifanyike duniani kama mbinguni. (Amina)

CHORUS

Utupe leo chakula chetu
Tunachohitaji utusamehe
Makosa yetu, hey!
Kama nasi tunavyowasamehe
Waliotukosea usitutie
Katika majaribu, lakini
Utuokoe, na yule, simama mwehu

Baba yetu, yetu, uliye
Jina lako litukuzwe.
(x2)

Attività dell' Opus Dei

Direzione spirituale, ritiri, lezioni dottrinali e di catechismo: ecco alcune attività che l’Opus Dei organizza per aiutare coloro che desiderano migliorare la propria vita spirituale e lo zelo di evangelizzazione. Si svolgono nei centri dell’Opus Dei, oppure nelle chiese, o nelle parrocchie o nel domicilio di qualcuno che vi partecipa; sono aperte a tutti.

«L’attività principale dell’Opus Dei consiste nel dare ai suoi membri, e a tutte le persone che lo desiderano, gli aiuti spirituali necessari per vivere da buoni cristiani in mezzo al mondo», spiegava il fondatore.

MEZZI DI FORMAZIONE
I fedeli della Prelatura assistono a lezioni settimanali, chiamate anche circoli, su temi dottrinali e ascetici. Partecipano a un ritiro mensile, che consente di dedicare, un giorno al mese, alcune ore all’orazione personale e alla riflessione sui temi della vita cristiana. Inoltre, una volta all’anno, assistono a un ritiro che dura ordinariamente dai tre ai cinque giorni.

Analoghi mezzi di formazione sono offerti ai cooperatori, ai giovani che prendono parte al lavoro apostolico della Prelatura e a chiunque voglia usufruirne.

I mezzi di formazione vengono impartiti nei centri dell'Opus Dei e in altri luoghi adeguati. Per esempio, un circolo si può svolgere in casa di uno dei partecipanti, un ritiro in una chiesa di cui il parroco consenta l’uso a questo scopo per qualche ora, eccetera.

APOSTOLATO
L’evangelizzazione che ogni fedele della Prelatura svolge attorno a sé è l’apostolato più importante dell’Opus Dei. È un lavoro di testimonianza e di aiuto nel lavoro e nelle circostanze abituali in cui si svolge la vita di ognuno.

Di conseguenza, il lavoro che i membri dell’Opus Dei svolgono non si limita a un campo specifico, come per esempio l'educazione, l'assistenza degli ammalati o l'aiuto ai disabili. La Prelatura si propone di ricordare a tutti i cristiani, qualunque sia l'attività secolare alla quale si dedicano, che devono cooperare a trovare soluzioni cristiane ai problemi della società e devono dare continua testimonianza della propria fede, lì dove si trovano.

OPERE APOSTOLICHE
Le opere apostoliche sono promosse da fedeli dell'Opus Dei e cooperatori, assieme ad altre persone, e godono della garanzia morale della Prelatura, che si incarica di tutto ciò che riguarda il loro orientamento cristiano. Sono iniziative di carattere civile, senza scopo di lucro e con una finalità apostolica e di servizio.

Fra le opere apostoliche vi sono istituzioni educative e assistenziali, come scuole, università, centri di promozione della donna, ambulatori medici in zone sottosviluppate, scuole per contadini, istituti di formazione professionale, residenze per studenti, centri culturali, ecc. La Prelatura non si occupa di imprese commerciali o politiche, né di alcuna attività che abbia fine di lucro.

La responsabilità piena della titolarità e della gestione delle opere apostoliche appartiene sempre a chi le ha avviate e non alla Prelatura dell’Opus Dei, che se ne assume solo l’orientamento spirituale e dottrinale. Ogni iniziativa si finanzia secondo le stesse modalità seguite da qualunque altra istituzione analoga: somme corrisposte dai beneficiari, contributi, donazioni, ecc.

Spesso le opere apostoliche sono passive, sia per il tipo di attività che svolgono sia perché non hanno scopo di lucro. Per questo motivo, oltre ai già citati donativi dei fedeli dell’Opus Dei, dei cooperatori e di molti altri, ricevono di solito le sovvenzioni previste dalle autorità pubbliche per le attività di interesse sociale, come pure i contributi di fondazioni private e di imprese.

L'Opus Dei nella Chiesa Cattolica

La formazione spirituale che l’Opus Dei offre è complementare al lavoro svolto dalle chiese locali. Le persone che entrano a far parte dell’Opus Dei continuano ad appartenere alla loro diocesi.

Persone provenienti dai cinque continenti durante la beatificazione di san Josemaría.L’Opus Dei fu fondato nel 1928. Nel 1941 ricevette l’approvazione del Vescovo di Madrid, e nel 1947 quella della Santa Sede. Dal 1982 è una Prelatura personale della Chiesa Cattolica.

Il Concilio Vaticano II creò la figura giuridica delle prelature personali per permettere lo svolgimento di specifiche missioni pastorali. Le prelature personali formano parte della struttura gerarchica della Chiesa. Sono composte da laici e sacerdoti i quali, sotto l’autorità di un prelato, cooperano organicamente per portare avanti la missione propria di ciascuna prelatura.

L'attività dell'Opus Dei si riassume nella formazione dei fedeli della Prelatura affinché ciascuno possa svolgere, nel posto che occupa nella Chiesa e nel mondo, una multiforme attività apostolica, sostenendo l’opera evangelizzatrice dei pastori e diffondendo intorno a sé l’ideale della chiamata universale alla santità.

L'impegno apostolico dei membri della Prelatura, nello stesso modo di tanti altri fedeli cattolici, produce una fioritura cristiana che, con la grazia di Dio, ridonda a beneficio delle parrocchie e delle chiese locali: conversioni, maggiore partecipazione all'Eucaristia, pratica più assidua degli altri sacramenti, diffusione del Vangelo in ambienti a volte lontani dalla fede, iniziative di solidarietà per i più bisognosi, collaborazione alla catechesi e alle altre attività parrocchiali, cooperazione con gli organismi diocesani.

L'apostolato delle persone dell'Opus Dei si svolge nell’ambito del carisma specifico della prelatura: la santificazione nel lavoro e nelle realtà della vita ordinaria.

Le autorità dell'Opus Dei si impegnano a procurare l'unione di tutti i fedeli della Prelatura con i pastori delle diocesi, incoraggiandoli in modo particolare ad approfondire la conoscenza delle disposizioni e degli orientamenti dei vescovi diocesani e della Conferenza Episcopale, affinché ciascuno li metta in pratica, secondo le circostanze personali, familiari e professionali .

In virtù del carattere esclusivamente spirituale della sua missione, la Prelatura non interviene nelle questioni temporali che i suoi fedeli devono affrontare con completa libertà e responsabilità personali.

Gli Statuti affermano che, per quanto riguarda l'attività professionale e le dottrine sociali, politiche ecc., ogni fedele della Prelatura, nei limiti della dottrina cattolica sulla fede e sui costumi, gode della stessa piena libertà degli altri cittadini cattolici. Su queste materie le autorità della Prelatura devono astenersi nel modo più assoluto anche solo dal dare consigli in queste materie.


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Scritti del Fondatore dell'Opus Dei
Romana, Bollettino della Prelatura dell'Opus Dei
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Fonte: http://www.opusdei.it/art.php?p=1352

giovedì 24 luglio 2008

L'amore nel Cristianesimo

Nel Cristianesimo l'amore di Dio è la somma benevolenza del Signore verso le creature terrene. Secondo quanto riportato dalla Prima lettera di Giovanni (4,16), Dio stesso è Amore.

Per i cristiani ogni gesto di Dio (creazione, redenzione dopo il peccato originale, provvidenza verso le sue creature), è compiuto per amore. S.Paolo nella Lettera agli Efesini (2,4-5) afferma che Dio "per il grande amore, con il quale ci ha amati, ci ha fatto rivivere in Cristo". L'evento centrale del Cristianesimo, cioè la morte e resurrezione di Gesù, sarebbe proprio una prova dell'amore di Dio.

L'amore venne definito da Dio una delle più importanti caratteristiche per poter vivere. Scrive Paolo, nella Prima lettera ai Corinzi:

« L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male, non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. L'amore non verrà mai meno. » (1cor 13:4-10)

I cristiani credono che l'amore per Dio e quello per il prossimo siano due degli aspetti più importanti nella vita, quelli che le danno senso (i due comandamenti che riassumono gli altri) e dai quali deriva ogni altra norma morale. Questo è scritto nel Vangelo di Marco 12,28-34. Agostino (Santo per i cattolici) ha riassunto ciò nell'espressione "Ama Dio e fa' ciò che vuoi". L'amare Dio ovviamente implica per il cristiano l'obbedienza alla sua volontà in vista di un bene superiore: la pace e l'amicizia con Dio e con gli uomini (v. beatitudine). L'obbedienza verso Dio coinciderebbe inoltre con il "vero bene dell'Uomo", sia come singolo, sia come comunità, e costituirebbe la base dell'adesione al messaggio evangelico.

Molti teologi cristiani ritengono che l'amore degli uomini per le altre creature (e per Dio stesso) sia derivato direttamente da quello di Dio. Da esso deriverebbe inoltre l'amore per tutto il creato. Secondo il Vangelo di Giovanni gli uomini amano il prossimo in Dio e Dio nel prossimo. In ogni essere umano c'è la presenza viva di Dio (in quanto creato a Sua immagine) che spinge chi Lo ama ad amare inevitabilmente ogni uomo. Nel Vangelo di Matteo (Parabola del Giudizio Universale 25,31-46), Gesù si spinge a dire che tutto cio è stato o non è stato fatto ad un fratello più debole è stato o non è stato fatto a lui. Per Tommaso d'Aquino l'amore è dono, gratuità e fedeltà.

Secondo papa Benedetto XVI, nella sua prima Enciclica (Deus caritas est), interamente dedicata all'amore cristiano, l'amore cristiano è per i cattolici unione di eros e agape, cioè di passione e sentimento (carità), diretto verso Dio e verso i fratelli. Eros senza agape sarebbe puro istinto sessuale, agape senza eros toglierebbe alla carità quella spinta impulsiva di carità verso gli altri.

Comunque nella religone cristiana, l'amore ha una grande importanza, in quanto è anche il fondamento diuno dei sette sacramenti: il matrimonio, Gesù disse anche, commentando i testi della Genesi relativi all'unione fra un uomo e una donna: "Quello dunque che Dio ha unito, l'uomo non separi", riferendosi in questo modo anche la moderno tema del divorzio.

Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Amore

Lara Fabian - Adagio : Canzone dedicata al suo ragazzo

Lara Fabian ha un dono meraviglioso, la sua voce è veramente incantevole ed emozionante.
La cantante ha perso il suo fidanzato e a lui ha dedicato questa bellissima canzone.
Anche se non è una canzone tipicamente cristiana l'ho inserita perchè il testo è pieno d'amore e noi cristianoi dovremmo essere degli specialisti nell'amore.

Imitazione di Cristo: LA LETTURA DEI LIBRI SACRI

Capitolo quinto

Nei libri sacri si deve cercare la verità, non l'eloquenza. Ogni libro sacro dev'essere letto con lo spirito con il quale fu scritto. In essi dobbiamo cercare più il nostro vantaggio morale che la finezza dell'espressione stilistica. Dobbiamo leggere volentieri i libri devoti e scritti con semplicità, come quelli profondi e sublimi. Non t'importi l'autorevolezza dello scrittore, se, cioè, fu uomo di molta o poca cultura, ma ti trascini a leggere solo l'amore della pura verità. Non chiedere chi ha detto questo, ma rivolgi la tua attenzione a ciò che viene detto. Gli uomini passano, ma "la Verità del Signore resta in eterno" (Sal 116,2). Dio ci parla in modi diversi, senza tenere conto delle persone. La nostra curiosità ci è spesso d'ostacolo nella lettura delle Sacre Scritture, quando vogliamo capire a fondo e discutere dove bisognerebbe passar oltre con semplicità. Se tu vuoi trarne profitto, leggi con umiltà, con semplicità e con fede, e non aspirare ad avere nome d'uomo di cultura. Interroga volentieri ed ascolta in silenzio le parole dei Santi, né ti dispiacciano gli ammaestramenti dei vecchi; infatti, non vengono riportati senza un utile scopo.

Imitazione di Cristo: PRUDENZA NELL’AGIRE

Capitolo quarto

Non bisogna credere ad ogni parola che si sente dire e nemmeno ad ogni nostro giudizio istintivo, ma le cose devono essere ponderate con cautela e longanimità secondo Dio. Ahimè! Spesso, degli altri si crede e si dice più facilmente il male che il bene: tanto siamo deboli! Ma gli uomini perfetti non prestano facilmente fede ad ognuno che riporta dei fatti, perché sanno che l'umana debolezza è incline alla malignità e piuttosto facile a cadere in eccessi di parole. È grande saggezza non essere precipitoso nell'operare e non persistere con ostinazione nel proprio parere. Grande saggezza è anche non prestare fede a qualsiasi discorso della gente e non propalare subito alle orecchie degli altri ciò che si è sentito o che ci è stato confidato. Prendi consiglio da un uomo di senno e di coscienza e cerca d'essere ammaestrato da chi è migliore di te, piuttosto che seguire le tue fantasie. La bontà della vita rende l'uomo sapiente secondo Dio, ed anche avveduto in molte circostanze. Quanto più uno sarà intimamente umile e sottomesso a Dio, tanto più sarà giudizioso ed equilibrato in ogni cosa.

LA BESTEMMIA

Chi bestemmia:
a) Offende Dio direttamente e nel modo più brutale;
b) ricambia l’amore di Dio con l’odio di Satana;
c) ferisce intimamente la fede e la pietà dei credenti;
d) diffonde lo scandalo più grave, specialmente tra i piccoli;
e) degrada se stesso al di sotto di ogni livello sociale.

La bestemmia è il vizio più infame del popolo cristiano ed è il vizio del solo popolo cristiano, di quel popolo che ha avuto i segni e le prove dell’amore infinito di Gesù e il privilegio di essere il suo popolo eletto.
Dovunque vai senti un coro di bestemmie: tra i braccianti agricoli, tra gli operai, tra i soldati ecc.; anche le donne bestemmiano. Dio, il suo Figlio Gesù, Maria, i Santi, vengono vilipesi continuamente.
Tutti i più infami insulti, tutte le più sporche parole, tutte le più vergognose ingiurie vengono dette al Santissimo e sensibilissimo Gesù e alla sua dolcissima Madre da coloro che Egli ancora continua ostinatamente ad amare.
Al più grande delinquente, alla peggiore canaglia non si dice in tutta la sua vita neanche la miliardesima parte di insulti che si fanno a Gesù in un solo giorno.
Tanti dicono che non lo fanno apposta, che bestemmiano per abitudine, che se ne pentono, che non riescono a togliersi quell’abitudine. Non è vero. Se amassero Gesù non lo bestemmierebbero.
San Girolamo dice: «Qualunque altro peccato è leggero in confronto della bestemmia! ». Questa infatti, a differenza degli altri peccati, va direttamente contro Dio.
San Tommaso conferma: «La bestemmia è peggiore dello stesso omicidio e, se detta per odio, è più grave di ogni altro peccato!». Il demonio bestemmia perché colpito dalla giustizia di Dio, ma l’uomo fa ancora peggio se osa bestemmiare mentre il Signore lo circonda di benefici in questa vita e gli offre la felicità eterna nell’altra!
Nell’Antico Testamento quale sanzione c’era per i bestemmiatori? Dio stesso, dopo aver proibito nel Decalogo anche il più lieve abuso del suo Santissimo Nome, ordinò a Mosè di punire i bestemmiatori con la morte mediante lapidazione!
E nel Nuovo Testamento? Ecco qualche esempio:
L’imperatore Giustiniano giudicava i bestemmiatori rei di morte più di qualsiasi altro delinquente, e Filippo II li faceva affogare con una grossa pietra al collo! Il Santo re Luigi IX faceva forare la lingua dei bestemmiatori con un ferro rovente e diceva che egli stesso si sarebbe sottopbsto a tale supplizio pur di eliminare la bestemmia dal suo regno.
Ed oggi? In pratica, a causa del pauroso scadimento morale, non c’è nessuna punizione.
Ripariamo le bestemmie almeno:
a) con uno sguardo molto espressivo verso chi bestemmia e, se si ha la possibilità o l’opportunità, con un discreto intervento;
b) con giaculatorie mentali e simili: Dio sia benedetto! — Benedetta sia Maria! — Signore, misericordia per chi t’insulta! — Gesù, ti amo per coloro che ti bestemmiano! — Gesù Maria vi amo, salvate anime! (quest’ultimo atto di amore fu suggerito da Gesù stesso a Suor Consolata Betrone e le diceva: con quest’atto di amore tu ripari per mille bestemmie);
c) col dire, possibilmente: Per favore, non bestemmi.

San Jerbello (Sarbel, Charbel)

Il 24 Luglio la chiesa cattolica celebra la memoria di San Jrbello

Giuseppe Makhluf Sacerdote (memoria facoltativa)

Egli, pur sentendo di essere chiamato alla vita monastica, non poté farlo prima dei 23 anni per l'opposizione dello zio, quindi, nel 1851, entrò come novizio nel monastero di 'Annaya dell'Ordine Maronita Libanese. Cambiò il nome di battesimo Giuseppe in quello di Sarbel che è il nome di un martire antiocheno dell'epoca di Traiano. Trascorso il primo anno di noviziato fu trasferito da 'Annaya al monastero di Maifuq per il secondo anno di studi. Emessi i voti solenni il 1° novembre 1853 fu mandato al Collegio di Kfifan dove insegnava anche Ni'matallah Kassab la cui Causa di beatificazione è in corso. Nel 1859 fu ordinato sacerdote e rimandato nel monastero di 'Annaya dove stette per quindici anni; dietro sua richiesta ottenne di farsi eremita nel vicino eremo situato a 1400 m. sul livello del mare, dove si sottopose alle più dure mortificazioni. Mentre celebrava la S. Messa in rito Siro-maronita, il 16 dicembre 1898, al momento della sollevazione dell'ostia consacrata e del calice con il vino e recitando la bellissima preghiera eucaristica, lo colse un colpo apoplettico; trasportato nella sua stanza vi passò otto giorni di sofferenze ed agonia finché il 24 dicembre lasciò questo mondo. A partire da alcuni mesi dopo la morte si verificarono fenomeni straordinari sulla sua tomba. Questa fu aperta e il corpo fu trovato intatto e morbido, rimesso in un'altra cassa fu collocato in una cappella appositamente preparata, e dato che il suo corpo emetteva del sudore rossastro, le vesti venivano cambiate due volte la settimana. Nel 1927, essendo iniziato il processo di beatificazione, la bara fu di nuovo sotterrata. Nel febbraio del 1950, monaci e fedeli videro che dal muro del sepolcro stillava un liquido viscido, e, supponendo un'infiltrazione d'acqua, davanti a tutta la Comunità monastica, fu riaperto il sepolcro; la bara era intatta, il corpo era ancora morbido e conservava la temperatura dei corpi viventi. Il superiore con un amitto asciugò il sudore rossastro dal viso del beato Sarbel e il volto rimase impresso sul panno. Sempre nel 1950 ad aprile le autorità religiose superiori, con una apposita commissione di tre noti medici, riaprirono la cassa e stabilirono che il liquido emanato dal corpo era lo stesso di quello analizzato nel 1899 e nel 1927. Fuori la folla implorava con preghiere la guarigione di infermi lì portati da parenti e fedeli ed infatti molte guarigioni istantanee ebbero luogo in quell'occasione. Si sentiva da più parti gridare: "Miracolo! Miracolo!" Fra la folla vi era chi chiedeva la grazia anche non essendo cristiano o non cattolico. Il papa Paolo VI il 5 dicembre 1965 lo beatificò davanti a tutti i Padri Conciliari durante il Concilio Ecumenico Vaticano II.

Autore: Antonio Borrelli

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 13,10-17

Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché parli loro in parabole?». Egli rispose: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani. Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!

mercoledì 23 luglio 2008

Studio sui veggenti di Medjogorie

Commissione teologica e scientifica italiano-francese "sulla base degli eventi straordinari che si verificano a Medjugorje"

Le apparizioni di Medjugorje sono state esaminate con la più grande competenza e perizia dalla commissione teologica e scientifica italiano-francese "sulla base degli eventi straordinari che si verificano a Medjugorje". I diciassette famosi scienziati, dottori, psichiatri e teologi, il 14 gennaio 1986 a Paina vicina a Milano, nella loro ricerca sono arrivati a una conclusione di 12 punti.
1. Sulla base di test psicologici, per tutti ed ognuno dei veggenti è possibile con certezza escludere frode e inganno.
2. Sulla base di esami medici, test e osservazioni cliniche etc, per tutti ed ognuno dei veggenti è possibile escludere allucinazione patologica.
3. Sulla base dei risultati di ricerche precedenti, per tutti ed ognuno dei veggenti è possibile escludere una interpretazione puramente umana di queste manifestazioni.
4. Sulla base d'informazioni e documentazione documentabile, per tutti ed ognuno dei veggenti è possibile escludere che queste manifestazione siano di ordine preternaturale, i.e. sotto influenza demoniaca.
5. Sulla base d'informazioni e osservazioni documentabili, esiste una corrispondenza tra queste manifestazioni e quelle normalmente descritte nella teologia mistica.
6. Sulla base d'informazioni e osservazioni documentabili, è possibile parlare di progressi spirituali e di progressi nel campo teologico e delle virtù morali dei veggenti, dall'inizio delle apparizione fino ad oggi.
7. Sulla base d'informazioni e osservazioni documentabili, è possibile escludere insegnamenti e comportamenti dei veggenti che siano in chiara contraddizione con la fede e con la morale Cristiana.
8. Sulla base d'informazioni e osservazioni documentabili, è possibile parlare di buoni frutti spirituali nelle persone che sono attirate dall'attività supernaturale di queste manifestazioni e nelle persone favorevoli ad esse.
9. Dopo più di quattro anni, le tendenze e i differenti movimenti che sono nati attraverso Medjugorje, come conseguenza di queste manifestazioni, influenzano il popolo di Dio nella Chiesa in completa armonia con la dottrina e la morale Cattolica.
10. Dopo più di quattro anni è possibile parlare di frutti spirituali permanenti ed oggettivi dei movimenti generati attraverso Medjugorje.
11. E' possibile affermare che tutte le buone e spirituali iniziative della Chiesa, che sono in completa armonia con l'autentico magisterium della Chiesa, trovano appoggio negli eventi in Medjugorje.
12. Conseguentemente si può concludere che dopo un più profondo esame dei protagonisti, dei fatti e dei loro effetti, non solo a livello locale ma anche rispetto ai pronti accordi della Chiesa in generale, è bene per la Chiesa riconoscere l'origine supernaturale e quindi, lo scopo degli eventi in Medjugorje.
Fin ad ora è la ricerca sui fenomeni di Medjugorje più coscienziosa e completa e, per questa esatta ragione, è la più positiva a livello scientifico-teologico.


Un gruppo di esperti francesi guidati dal Sig. Henri Joyeux

Un altro serio lavoro di esame dei veggenti è stato fatto da un gruppo di esperti francesi guidati dal Sig. Henri Joyeux. Utilizzando l'equipaggiamento e i macchinari più moderni, ha esaminato le reazioni interne dei veggenti prima, durante e dopo le apparizioni e la sincronizzazione delle loro reazioni oculari, uditive, cardiache e cerebrali. I risultati di questa commissione sono stati molto significativi. Hanno mostrato che l'oggetto d'osservazione è esterno ai veggenti e che è da escludere ogni manipolazione esterna e ogni mutuo accordo tra i veggenti. I risultati degli encefalogrammi individuali e delle altre reazioni sono raccolti e elaborati in un libro speciale (H. Joyeux - R. Laurentin, Etudes médicales et scientifiques sur les apparitions de Medjugorje, Paris 1986).
I risultati di questa commissione appena menzionata, hanno confermato le conclusioni della commissione internazionale e, da parte loro, provano che le apparizioni sono un fenomeno che sorpassa la scienza moderna e che tutto è diretto verso altri livelli di esistenza.


ISTITUTO PER LA SCIENZA DI CONFINE (IGW) - INNSBRUCK
CENTRO PER LO STUDIO E LA VALUTAZIONE DELLO STATO PSICOFISICO DELLA COSCIENZA - MILANO
SCUOLA EUROPEA PER L'IPNOSI PSICOTERAPEUTICA AMISI -MILANO
CENTRO DI PARAPSICOLOGIA – BOLOGNA

Su richiesta dell'ufficio parrocchiale di Medjugorje è stata condotta una ricerca psicofisiologica e psicodiagnostica sui soggetti che dal 1981 sono noti come i veggenti del gruppo di Medjugorje.
La ricerca è stata condotta in quattro fasi:
- La prima analisi è stata eseguita il 22 e 23 aprile 1998 nella casa per gli incontri cristiani di Capiago Intimiano (Como), gestita dai padri devoniani. In questa occasione sono stati esaminati: Ivan Dragicevic, Marija Pavlovic e Vicka Ivankovic.
- La seconda analisi è stata condotta il 23 e 24 luglio 1998 a Medjugorje. Sono stati esaminati Mirjana Soldo-Dragicevic, Vicka Ivankovic e Ivanka Elez- Ivankovic.
- la terza analisi, esclusivamente psicodiagnostica, è stata condotta dalla psicologa canadese Lori Bradvica, in collaborazione con fra Ivan Landeka, su Jakov Colo.
- La quarta valutazione psicofisiologica è stata eseguita l'11 dicembre 1998 nella stessa casa per gli incontri cristiani a Capiago Intimiano (Como) con Marija Pavlovic.
L'incompletezza delle ricerche psico-fisiologche è stata causata dalla parziale collaborazione di alcuni soggetti, i quali non si sono sottoposti a quanto richiesto dal gruppo di lavoro per motivi familiari o sociali oppure per riservatezza personale, sebbene fra Slavko Barbaric e fra Ivan Landeka li abbiano stimolati, senza esercitare alcuna influenza, ai programmi dei gruppi di lavoro. Il gruppo di lavoro è stato denominato "Medjugorje 3" perchè oltre alle singole ricerche mediche e psicologiche, prima di questo studio hanno lavorato due gruppi di lavoro: un primo gruppo di medici francesi nel 1984 ed un secondo gruppo di medici italiani nel 1985. Inoltre nel 1986 tre psichiatri europei hanno condotto ricerche esclusivamente psichiatrico-diagnostiche.
Al gruppo di lavoro Medjugorje 3 hanno preso parte:
- Andreas Resch, teologo-psicologo dell'Istituto per la scienza di confine di Innsbruck, in qualità di coordinatore generale;
- dott. Giorgio Gagliardi, medico, psico-fisiologo del Centro di ricerca sugli stati di coscienza di Milano, membro del consiglio della Scuola Europea Amisi di Milano e del centro di parapsicologia di Bologna;
- dott. Marco Margnelli, medico psicologo e neurofisiologo del centro di ricerca sugli stati di coscienza, membro del consiglio della Scuola Europea Amisi di Milano e del centro di parapsicologia di Bologna;
- dott. Mario Cigada, medico, psicoterapeuta ed oculista, membro del consiglio della Scuola Europea Amisi di Milano;
- dott. Luigi Rovagnati, neurochirurgo, assistente di neurochirurgia, Università di Milano, membro del consiglio della Scuola Europea Amisi di Milano;
- dott. Marianna Bolko, medico psichiatra e psicoanalista, docente presso la scuola di specializzazione in psicoterapia dell'Università di Bologna;
- dott. Virginio Nava, psichiatra, primario di psichiatria dell'ospedale di Como;
- dott. Rosanna Costantini, psicologo, docente presso la facoltà Auxillium di Roma;
- dott. Fabio Alberghina, medico internista;
- dott. Giovanni Li Rosi, medico ginecologo presso l'ospedale di Varese e specialista in psicoterapia ipnotica all'Amisi di Milano;
- dott. Gaetano Perriconi, medico internista dell'ospedale FBF di Erba, Como;
- prof. Massimo Pagani, medico internista, professore di medicina interna presso l'Università di Milano;
- dott.ssa Gabriella Raffaelli, segreteria scientifica;
- Fiorella Gagliardi, segretaria, assistente della comunità.
Grazie ai test di seguto elencati sono state analizzate la situazione psico-fisica e psicologica:
- anamnesi personale
- anamnesi medica
- MMPI, EPI, MHQ, prova dell'albero, test della personalità, matrice di Ravenov, test di Rorschachov, test della mano, test della verità e della bugia secondo Valsecchi;
- visita neurologica
- poligrafia computerizzata (attività elettrica della pelle, pletismografia, attività capillare periferica e frequenza cardiaca, pneumografia diaframmatica ed ossea) durante le apparizioni, nel momento del ricordo, nelle apparizioni con l'ipnosi e durante la visualizzazione;
- registrazione dinamica della pressione arteriosa (Holter)
- ecg e respirogramma (Holter)
- riflesso pupillare (fotomotorio)
- riprese video
- fotografie.


Durante tutte le prove eseguite i veggenti hanno sempre deciso in piena libertà, prontamente e collaborando.
Da tali ricerche psicologico-diagnostiche emerge quanto segue:
In un arco di tempo di 17 anni, dall'inizio delle loro esperienze di apparizione, i soggetti non hanno mostrato sintomi patologici come ad esempio estasi, disturbi dissociativi o di perdita del contatto con la realtà.
Tutti i soggetti esaminati, tuttavia, hanno mostrato sintomi che sono legati a reazioni di stress giustificato derivante da un grande stimolo emotivo esogeno ed endogeno, conseguenza della vita quotidiana.
In base alle loro testimonianze personali è emerso che l'iniziale e successivo cambiamento dello stato di coscienza è determinato da circostanze insolite che essi solo conoscono e che definiscono come visioni/apparizioni della Madonna.
L'esame psichiatrico e psicologico sulle persone, che aveva come obiettivo quello di definire le caratteristiche personali più significative, non può essere reso noto poiché appartiene alla sfera privata.
La valutazione psico-fisiologica è stata condotta in quattro diversi stati di coscienza:
- veglia
- stato di coscienza alterato (ipnosi con provocazione di estasi)
- visualizzazione di immagini mentali
- stato di coscienza alterato (definito come estasi delle apparizioni).


L'obiettivo era quello di valutare se la condizione di estasi durante le apparizioni, registrata già nel 1985 dal gruppo di lavoro di medici italiani, fosse ancora presente o se fossero intervenuti dei cambiamenti. Inoltre si sono volute analizzare le possibili coincidenze/divergenze con altri stati di coscienza come ad esempio la visualizzazione indotta o l'ipnosi.
Le ricerche condotte hanno dimostrato che i fenomeni di estasi possono essere associati a quelli del 1985, con un'intensità minore.
L'esame ipnotico dello stato di estasi non ha causato una fenomenologia di esperienze spontanee e pertanto si può concludere che la condizione estatica nelle apparizioni non sia una condizione di sonno ipnotico.


Capiago Intimiano, 12-12-1998
Sottoscritto da

Andreas Resch, Dott. Giorgio Gagliardi, Dott. Marco Margnelli,
Dott.ssa Marianna Bolko e Dott.ssa Gabriela Raffaelli.


Articolo tratto dal sito della parrocchia di Medjugorje http://www.medjugorje.hr/ulazakitstipe.htm

Alcune domande a don Amorth

1. Se viene fatto un maleficio ad uno che è in grazia di Dio o ad uno che non è in grazia di Dio, c’è differenza?
R. Chi è in grazia di Dio è protetto, è corazzato. Si pensi, ad esempio, a quanto afferma S.Giovanni (cfr 1Gv 5,18): Chi è generato da Dio non pecca e Dio lo custodisce al punto che il demonio non lo tocca. Potranno esserci eccezioni permesse da Dio, per una maggiore santificazione della persona, come è accaduto a vari santi che sono stati tormentati e percossi dal demonio. Ma in generale, chi vive in grazia di Dio è protetto, non deve temere. Dobbiamo temere solo chi può uccidere l’anima, come ci ammonisce il Vangelo.

2. Si dice che solo il sacerdote nominato dal Vescovo ha l’autorità dalla Chiesa di esorcizzare e solo a lui spetta il nome di esorcista. Gli altri sacerdoti possono esorcizzare privatamente?
R. Solo il sacerdote esorcista (mai un laico) può amministrare l’apposito sacramentale, che coinvolge l’autorità della Chiesa ed è preghiera pubblica. Gli altri sacerdoti, e pure i fedeli, possono recitare preghiere di liberazione, conforme al mandato di Cristo: Coloro che crederanno in Me, nel mio nome cacceranno demoni (cfr. Mc 16,17). Si tratta di preghiere private, anch’esse efficacissime se pronunciate con fede. Non richiedono nessuna autorizzazione e possono essere scelte o improvvisate liberamente, perché non sono vincolate a formule particolari.

3. Le preghiere di liberazione possono essere sempre fatte, o vanno escluse nei casi in cui una persona si affida ad un esorcista? Possono essere recitate da singoli, o solo da gruppi preparati a questo?
R. Le preghiere di liberazione si possono sempre fare. Anche se una persona viene regolarmente esorcizzata da un sacerdote è di grande utilità che riceva pure preghiere di liberazione. Soprattutto è utile che sia aiutata a percorrere un cammino di preghiera e di istruzione cristiana. Certamente è più efficace la preghiera di un gruppo preparato, che sappia compiere queste preghiere con fede e osservando le prescrizioni date dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Ma anche i singoli possono fare preghiere di liberazione.

4. Si sente parlare spesso di certi laici che hanno il carisma della liberazione e che esorcizzano senza nessuna autorizzazione. Come ci si deve comportare?
R. Se una persona ha dallo Spirito il carisma della liberazione, ha più forza di un esorcista; benché, sia chiaro, non faccia esorcismi ma preghiere di liberazione. La Lumen Gentium, al n.12, precisa che spetta all’autorità ecclesiastica la verifica dei carismi e regolarne l’uso. Certo un primo discernimento deve essere fatto dal nostro buon senso, e un secondo discernimento dai sacerdoti, come suggerisce il S.Padre nell’ Esortazione Pastores dabo vobis. Siamo pieni di sedicenti carismatici, per cui l’equilibrio, la prudenza, il buon senso ci debbono offrire i primi suggerimenti su come comportarci.

5. Tanti gruppi sono costretti a riunirsi in case private. Le persone che vi abitano possono subire conseguenze dalle preghiere di liberazione o dagli esorcismi fatti in casa loro?
R. No. Non esistono contagi, né sulle persone né sui luoghi. Ed è grande carità prestare i propri locali per le preghiere di ogni tipo, anche per quelle di guarigione o per esorcismi, quando per questi non si trovano al momento locali più opportuni: normalmente essi vengono amministrati in Chiese, in sagrestie o in locali adiacenti a Chiese.


D. Gabriele Amorth

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 5,13-16

Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.

martedì 22 luglio 2008

Video tratti dal film "Gesù di Nazareth"

La rivelazione:

Prima di tutto:

Tutti i messaggi dati dall Madonna di Medjugorie nel 2005

Messaggio del 25 gennaio 2005
Cari figli, in questo tempo di grazia di nuovo vi invito alla preghiera. Pregate, figlioli, per l´unità dei cristiani affinché siate tutti un cuor solo. L’unità sarà reale tra di voi nella misura in cui voi pregherete e perdonerete. Non dimenticate: l’amore vincerà solo se pregherete e i vostri cuori si apriranno. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggio del 25 febbraio 2005
Cari figli, oggi vi invito ad essere le mie mani tese in questo mondo che mette Dio all’ultimo posto. Voi, figlioli, mettete Dio al primo posto nella vostra vita. Dio vi benedirà e vi darà la forza di testimoniare il Dio d’amore e di pace. Io sono con voi e intercedo per tutti voi. Figlioli, non dimenticate che vi amo con amore tenero. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggio del 25 marzo 2005
Cari figli, oggi vi invito all’amore. Figlioli, amatevi con l’amore di Dio. In ogni momento, nella gioia e nella tristezza, prevalga l’amore e così l’amore comincerà a regnare nei vostri cuori. Gesù risorto sarà con voi e voi i suoi testimoni. Io gioirò con voi e vi proteggerò col mio manto materno. Particolarmente, figlioli, guarderò con amore la vostra conversione quotidiana. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggio del 25 aprile 2005
Cari figli, anche oggi vi invito a rinnovare la preghiera nelle vostre famiglie.Con la preghiera e la lettura della Sacra Scrittura entri nella vostra famiglia lo Spirito Santo che vi rinnoverà.Così diventerete insegnanti della fede nelle vostra famiglia.Con la preghiera e il vostro amore il mondo andrà su una via migliore e l' amore comincerà a regnare nel mondo. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggio del 25 maggio 2005
Cari figli, di nuovo vi invito a vivere nell’umiltà i miei messaggi. Particolarmente testimoniateli adesso che ci avviciniamo all’anniversario delle mie apparizioni.Figlioli, siate segno per coloro che sono lontani da Dio e dal suo amore.Io sono con voi e vi benedico tutti con la mia benedizione materna. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggio del 25 giugno 2005
Cari figli, oggi vi ringrazio per ogni vostro sacrificio che avete offerto per le mie intenzioni. Vi invito, figlioli, ad essere miei apostoli di pace e d’amore nelle vostre famiglie e nel mondo. Pregate che lo Spirito Santo vi illumini e vi guidi sulla via della santità. Io sono con voi e vi benedico tutti con la mia benedizione materna. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggio del 25 luglio 2005
Cari figli, anche oggi vi invito a riempire la vostra giornata con brevi e ardenti preghiere. Quando pregate il vostro cuore è aperto e Dio vi ama con amore particolare e vi dona grazie particolari. Perciò utilizzate questo tempo di grazia e dedicatelo a Dio come mai prima d’ora. Fate novene di digiuno e di rinunce affinchè satana sia lontano da voi e la grazia sia intorno a voi. Io vi sono vicina e intercedo presso Dio per ognuno di voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggio del 25 agosto 2005
Cari figli, anche oggi vi invito a vivere i miei messaggi. Dio vi ha donato questo tempo come tempo di grazia perciò, figlioli, sfruttate ogni momento e pregate, pregate, pregate. Io vi benedico e intercedo davanti all'Altissimo per ognuno di voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggio del 25 settembre 2005
Cari figli, con amore vi chiamo: convertitevi; anche se siete lontani dal mio cuore. Non dimenticate: Io sono vostra madre e sento dolore per ognuno di voi che è lontano dal mio cuore, ma Io non vi abbandono. Credo che potete lasciare la via del peccato e decidervi per la santità. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggio del 25 ottobre 2005
Figlioli, credete, pregate e amate e Dio vi sarà vicino. Vi donerà tutte le grazie che da Lui cercate. Io sono per voi dono, poiché Dio mi permette di essere con voi di giorno in giorno e amare ognuno di voi con amore infinito. Perciò, figlioli, nella preghiera e nell’umiltà aprite i vostri cuori e siate testimoni della mia presenza. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggio del 25 novembre 2005
Cari figli, anche oggi vi invito pregate, pregate, pregate fino a che la preghiera non diventi vita. Figlioli, in questo tempo in modo particolare prego davanti a Dio affinchè vi doni il dono della fede. Solo nella fede scoprirete la gioia del dono della vita che Dio vi ha donato. Il vostro cuore sarà gioioso pensando all’eternità. Io sono con voi e vi amo con amore tenero. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggio del 25 dicembre 2005
Cari figli, anche oggi vi porto tra le braccia il piccolo Gesù, Re della pace, che vi benedice con la sua pace. Figlioli, in modo particolare oggi vi invito ad essere miei portatori di pace in questo mondo senza pace. Dio vi benedirà. Figlioli non dimenticate: io sono vostra madre. Col piccolo Gesù tra le mie braccia vi benedico tutti con una speciale benedizione. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

L'esorcista Amorth: «Satana è anche in Vaticano»

CITTÀ DEL VATICANO - Satana tra le sacre mura. A lanciare l'allarme della presenza del demonio anche in Vaticano è padre Gabriele Amorth, esorcista della diocesi di Roma, che rilancia in una intervista al Der Spiegel la sua preoccupazione sulla presenza di Satana tra le sacre mura. Allarme che ha diversi precedenti, più o meno illustri. Nel '76 infatti fu papa Montini a denunciare che il «fumo di Satana» era entrato in Vaticano ma l'espressione è stata ripresa in seguito anche dal vescovo-esorcista Emmanuel Milingo, poi finito scomunicato.

Al giornale tedesco padre Amorth descrive anche le fatiche della vita dell'esorcista. Padre Amorth, che è esorcista della diocesi di Roma e presidente onorario, nonché fondatore, dell'associazione internazionale degli esorcisti, negli ultimi tempi ha incrementato le denunce sulle presenze sataniche anche nella Chiesa. Alla fine di dicembre aveva affermato che molti vescovi e preti non credono più all'esistenza del demonio e ignorando la realtà spirituale negativa non riescono a illuminare le persone bisognose d'aiuto, che, non avendo risposte ai loro disturbi psichici e alle loro pene esistenziali, si rifugiano da maghi e cartomanti pensando di trovare risposte, senza contare coloro che allungano la lista prolifica delle sette sataniche contribuendo così all'incessante fiorire dell'occultismo.

Al settimanale tedesco il sacerdote esorcista ribadisce che «il demonio lavora ovunque: Il demonio è attivo a Fatima, a Lourdes, ovunque, e di sicuro in Vaticano, il centro del cristianesimo» e che tra le mura Leonine ci sono anche «sette sataniche». E ricorda che anche madre Teresa fu tentata dal diavolo, negli ultimi anni della sua vita, perché Satana «sfrutta la debolezza di chi sta morendo». Amorth ci tiene comunque a precisare che, quando parla di diavolo in Vaticano non si riferisce alla 35.ma Congregazione generale dei gesuiti, apertasi ieri. Amorth racconta poi che lavora sette giorni alla settimana, incluse la notte di Natale e il giorno di Pasqua, che negli ultimi 21 anni ha fatto «circa 70.000 esorcismi», e che la sua agenda per i prossimi due mesi è «già completamente piena». Per fortuna c'è il sostegno del Papa: «il Papa - riferisce - mi ha sempre incoraggiato molto».

Fonte: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=16588&sez=HOME_INITALIA

Esorcisti: Vaticano, ogni Diocesi deve averne almeno uno

Anche se questa è una notizia datata 27 dicembre 2007, è importante per capire che in questo periodo Satana è molto forte e che la Chiesa Cattolica intende attrezzarsi con la presenza in ogni dioesi di almeno un "esorcista".

Fonte: repubblica.it

La Santa Sede intende richiamare formalmente i vescovi diocesani di tutto il mondo a conferire il mandato di esorcista ad un numero sufficiente di sacerdoti che si impegnino stabilmente in tale ministero.

Lo annuncia il sito “papanews”, citando fonti di Oltretevere. “Con questa iniziativa del Santo Padre — afferma — quanti ne hanno bisogno non dovranno più vagare in giro per l’Italia o per l’Europa, ma potranno fare affidamento su uno o più esorcisti della propria Diocesi”. L’esorcista deve essere un sacerdote che “si distingua per pietà, scienza, prudenza e integrità di vita”. All’inizio del Pontificato, Benedetto XVI aveva ricevuto in udienza gli esorcisti di tutta Europa esortandoli e incoraggiandoli a continuare nel loro importante ministero. Anche se solo i vescovi e i sacerdoti da essi designati sono abilitati ad esorcizzare, i fedeli ed il clero rimanente possono formulare preghiere di liberazione: ad ogni cristiano, in virtù della consacrazione battesimale, è data infatti una dignità regale e sacerdotale che gli permette di sconfiggere i demoni.

Nel documento di prossima pubblicazione si incoraggerà ora anche la diffusione, al termine delle liturgie, della Preghiera a San Michele Arcangelo, sulla stessa scia del suo predecessore, Leone XIII, che impressionato dall’incalzare del diavolo, pose obbligatoriamente alla fine della Messa la supplica a Colui che viene venerato come protettore dalle insidie del male. La Preghiera a San Michele Arcangelo è peraltro già presente in maniera stabile nel Messale di San Pio V liberalizzato da Benedetto XVI lo scorso luglio.

AGI

Santa Maria Maddalena - considerazioni

Maria di Magdala, risanata dal Signore Gesù, seguendolo lo serviva con grande affetto (Lc. 8,3). Alla fine, quando i discepoli erano fuggiti, Maria Maddalena era là in piedi presso la croce del Signore con Maria, Giovanni ed alcune donne (Gv. 19,25). Il giorno di Pasqua Gesù apparve a lei e la mandò ad annunciare la sua risurrezione ai discepoli (Mc. 16,9; Gv 20,11-18). La Chiesa latina era solita accomunare nella liturgia le tre distinte donne di cui parla il Vangelo e che la liturgia greca commemora separatamente: Maria di Betania, sorella di Lazzaro e di Marta, l'innominata peccatrice "cui molto è stato perdonato perché molto ha amato", e Maria Maddalena o di Magdala, l'ossessa miracolata da Gesù, che ella seguì e assistette con le altre donne fino alla crocifissione ed ebbe il privilegio di vedere risorto. L'identificazione delle tre donne è stata facilitata dal nome Maria comune almeno a due e dalla sentenza di S. Gregorio Magno che vide indicata in tutti i passi evangelici una sola e medesima donna.I redattori del nuovo calendario, riconfermando la memoria di una sola Maria Maddalena senz'altra indicazione, come l'aggettivo "penitente", hanno inteso celebrare la santa donna cui Gesù apparve dopo la Risurrezione. Al capitolo settimo S. Luca, dopo aver descritto l'unzione della peccatrice che irrompe improvvisamente nella sala del banchetto e versa sui piedi di Gesù profumati unguenti che poi asciuga coi propri capelli, prosegue così il suo racconto: "In seguito Gesù passava di città in città, di villaggio in villaggio... e con lui andavano i dodici, ed anche alcune donne, le quali erano state guarite da spiriti maligni e da infermità: Maria, detta Maddalena, da cui erano stati cacciati sette demoni, Giovanna... e molte altre donne, le quali somministravano ad essi i loro averi".L'ignota peccatrice, che per la contrizione perfetta ha meritato il perdono dei peccati, è distinta dalla Maddalena, ben conosciuta, che segue costantemente il Maestro dalla Galilea alla Giudea, fino ai piedi della croce e il cui ardente amore Gesù premia nel giorno della Risurrezione. Ella è inconfondibilmente "presso la croce di Gesù", poi in veglia amorosa "seduta di fronte al sepolcro", infine, all'alba del nuovo giorno è la prima a recarsi di nuovo al sepolcro, dove ella rivede e riconosce il Cristo risorto da morte. Alla Maddalena, in lacrime per aver scorto il sepolcro vuoto e la grossa pietra ribaltata, Gesù si rivolge chiamandola semplicemente per nome: "Maria!" e a lei affida l'annuncio del grande mistero: "Va' a dire ai miei fratelli: io salgo al Padre mio e Padre vostro, al mio Dio e vostro Dio". E’ questa la Maddalena che la Chiesa oggi commemora e che, secondo un'antica tradizione greca, sarebbe andata a vivere a Efeso, dove sarebbe morta. In questa città avevano preso dimora anche Giovanni, l'apostolo prediletto, e Maria, Madre di Gesù.L’Ordine dei Predicatori l’annoverò nel numero dei suoi Patroni. Frati e Suore la onorarono in ogni tempo col titolo di “Apostola degli Apostoli”, come viene celebrata nella Liturgia Bizantina, e paragonarono la missione della Maddalena, di annunciare la risurrezione, col loro ufficio apostolico.

Fonte: http://www.santiebeati.it/dettaglio/23600

Santa Maria Maddalena (di Magdala)

Il 22 Luglio la Chiesa celebra : Santa Maria Maddalena (di Magdala)

È in diversi passi del Vangelo che ritroviamo Maria di Magdala:
«In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni» (Lc 8,1-2)

« Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.» (Gv 19,25)

«Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere.» (Mc 16, 9-11)

«I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa. Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto". Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo". Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro! Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore" e anche ciò che le aveva detto.» (Gv 20, 11-18).


gpm

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 20,1-2.11-18

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro! Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.

lunedì 21 luglio 2008

Gesù sconfigge le tentazioni di Satana accettando la volontà del Padre

Questo video tratto dal film "Jesus" ci fa capire quello che Gesù ha fatto per noi.
A volte non riusciamo a capirlo o magari lo dimentichiamo.
Il diavolo Lo ha tentato in tutti i modi ma Gesù riesce a resistere e a proclamare la gloria di Dio fino alla fine della Sua esperienza mortale.

Resistiamo anche noi alle tentazioni che ogni giorno ci affliggono, le armi che abbiamo noi cristiani sono potentissime: preghiera, santo rosario, santa messa (eucarestia), lettura della Bibbia, Confessione mensile ci rendono immuni da Satana e pieni di grazia divina.

Un grazie speciale da tutta l'umanità Gesù lo meriterebbe, sarebbe morto per ognuno di noi.
Cominciamo noi stessi a ringraziarlo. GRAZIE

Radio Maria: Padre Amorth e l'anoressia

Intervista video a Don Gabriele Amorth (esorcista) - 2006

Intervista a don Gabriele Amorth: VENT'ANNI DI MEDJUGORJE

(Articolo tratto della rivista Medjugorje di Torino)

Abbiamo intervistato Don Gabriele Amorth, che è stato uno dei primi ad approfondire e divulgare le apparizioni della Regina della Pace, divenute poi note in tutto il mondo. Quando esse iniziarono Don Amorth non era esorcista; era direttore di un mensile mariano "Madre di Dio", era organizzatore di manifestazioni mariane, noto soprattutto per aver promosso, nel 1959, la Consacrazione dell'Italia al Cuore Immacolato di Maria". Membro della Pontificia Accademia Mariana Internazionale, era ritenuto uno dei mariologi più competenti d'Italia.

Domanda:Don Amorth, quando ha incominciato a interessarsi delle apparizioni della Madonna a Medjugorje?

Risposta: Potrei rispondere: subito. Le basti pensare che ho scritto il mio primo articolo su Medjugorje nell'ottobre del 1981. Poi seguitai ad occuparmene sempre più intensamente, tanto da scrivere oltre cento articoli e tre libri in collaborazione.

D.:Ha creduto subito alle apparizioni?

R.:No, ma ho visto subito che si trattava di fatti seri, degni di essere approfonditi. Nella mia qualità di giornalista professionista, specializzato in mariologia, mi sentivo obbligato a rendermi conto dei fatti. Per dimostrarle come subito vidi di trovarmi di fronte ad episodi seri e degni di studio, le basti pensare che, quando scrissi quel mio primo articolo, Mons. Zanic', vescovo di Mostar, da cui dipende Medjugorje, era decisamente favorevole. Poi divenne accanitamente contrario, come è contrario il suo successore, da lui stesso richiesto dapprima come Vescovo Ausiliare.

D.: E' stato molte volte a Medjugorje?

R.:Nei primi anni sì. Tutti i miei scritti sono frutto di esperienza diretta. Avevo imparato a conoscere i sei ragazzi veggenti; avevo fatto amicizia con padre Tomislav e in seguito con padre Slavko. Questi avevano acquisito in me piena fiducia, per cui mi facevano partecipare alle apparizioni, anche quando a queste venne escluso ogni estraneo, e mi facevano da interprete per parlare con i ragazzi, che allora non conoscevano ancora la nostra lingua. Interrogavo anche la gente della parrocchia e i pellegrini. Ho approfondito alcune guarigioni straordinarie, in particolare quella di Diana Basile; ho seguito molto da vicino gli studi medici che vennero fatti sui veggenti. Furono per me anni entusiasmanti anche per le moltissime conoscenze e amicizie che contrassi con persone italiane e straniere: giornalisti, sacerdoti, responsabili di gruppi di preghiera. Per un certo periodo fui considerato uno dei principali esperti; ricevevo continue telefonate dall'Italia e dall'estero, per dar aggiornamenti e per vagliare le notizie vere da quelle false. In quel periodo rinsaldai ancor di più la mia amicizia con padre René Laurentin, stimato da tutti il principale mariologo vivente, e ben più di me meritevole di aver approfondito e diffuso i fatti di Medjugorje. Non nascondo anche una segreta speranza: che per valutare la verità delle apparizioni venisse riunita una commissione di esperti internazionali, a cui speravo di essere chiamato insieme a padre Laurentin.

D.: Ha conosciuto bene i veggenti? Con quali di loro si sente più in sintonia?

R.:Ho parlato con tutti loro, tranne che con Mirjana, la prima a cui cessarono le apparizioni; ebbi sempre l'impressione di una totale sincerità; nessuno di loro si era montata la testa, anzi, ebbero solo motivi di sofferenza. Aggiungo anche un particolare curioso. Nei primi mesi, fino a che mons. Zanic' si dimostrò favorevole alle apparizioni, la polizia comunista si era comportata con molta durezza verso i veggenti, verso i sacerdoti della parrocchia e verso i pellegrini. Quando invece mons. Zanic' si trasformò in deciso oppositore delle apparizioni, la polizia divenne molto più tollerante. Fu un grande bene. Col passare degli anni il mio rapporto con i ragazzi si è spento, tranne che con Vicka, quella che anche in seguito ho continuato a contattare. Mi piace ricordare che il mio principale contributo a conoscere e a far conoscere Medjugorje è stata la traduzione di un libro che resterà per sempre uno dei documenti fondamentali: "Mille incontri con la Madonna". Si tratta della narrazione dei primi tre anni di apparizioni, risultante da una lunga serie di interviste tra il francescano padre Janko Bubalo e Vicka. Lavorai alla traduzione insieme al croato padre Massimiliano Kozul, ma non fu una semplice traduzione. Andai anche da padre Bubalo per chiarire molti passi che risultavano oscuri e incompleti.

D.: Molti si aspettavano che i fortunati ragazzi si sarebbero consacrati a Dio. Invece cinque di loro, quindi tranne Vicka, si sono sposati. Non è stata una delusione?

R.: A mio parere hanno fatto benissimo a sposarsi, dato che si sentivano inclinati al matrimonio. L'esperienza di Ivan in seminario fu un insuccesso. I ragazzi chiedevano spesso alla Madonna che cosa avrebbero dovuto fare. E la Madonna rispondeva invariabilmente: "Siete liberi. Pregate e decidete con libertà". Il Signore vuole da tutti che ci facciamo santi: ma per questo non occorre vivere una vita consacrata. In ogni stato di vita ci si può santificare e ognuno fa bene a seguire le sue inclinazioni. La Madonna, continuando ad apparire anche ai ragazzi sposati, ha dimostrato chiaramente che il loro matrimonio non costituiva ostacolo ai rapporti con lei e con il Signore.

D.: Lei ha più volte affermato di vedere in Medjugorje una continuazione di Fatima. Come spiega questo rapporto?

R.: A mio parere il rapporto è strettissimo. Le apparizioni di Fatima costituiscono il grande messaggio della Madonna per il nostro secolo. Alla fine della prima guerra mondiale, afferma che, se non si fosse seguito quanto la Vergine ha raccomandato, sotto il pontificato di Pio XI sarebbe incominciata una guerra peggiore. E c'è stata. Poi ha proseguito chiedendo la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato, se no… E' stata forse fatta nel 1984: tardi, quando già la Russia aveva sparso nel mondo i suoi errori. Poi c'è stata la profezia del terzo segreto. Non mi ci fermo, ma dico solo che non si è ancora realizzato: non c'è nessun segno di conversione della Russia, nessun segno di sicura pace, nessun segno del trionfo finale del Cuore Immacolato di Maria.

In questi anni, specie prima dei viaggi a Fatima di questo Pontefice, il messaggio di Fatima era stato quasi accantonato; i richiami della Madonna erano rimasti disattesi; intanto la situazione generale del mondo si aggravava, con una continua crescita del male: calo di fede, aborto, divorzio, pornografia imperante, corso alle varie forme di occultismo, soprattutto magia, spiritismo, sette sataniche. Era indispensabile una nuova spinta. Questa è venuta da Medjugorje, e poi dalle altre apparizioni mariane in tutto il mondo. Ma Medjugorje è l'apparizione-pilota. Il messaggio punta, come a Fatima, sul ritorno alla vita cristiana, alla preghiera, al sacrificio (ci sono tante forme di digiuno!). Punta decisamente, come a Fatima, sulla pace e, come a Fatima, contiene pericoli di guerra. Credo che con Medjugorje il messaggio di Fatima abbia ripreso vigore e non c'è dubbio che i pellegrinaggi a Medjugorje superano e integrano i pellegrinaggi a Fatima, e hanno gli stessi scopi.

D.: Si aspetta un chiarimento della Chiesa, in occasione del ventennio? La commissione teologica è ancora operante?

R.: Non mi aspetto proprio nulla e la commissione teologica dorme; a mio parete è del tutto inutile. Ritengo che l'episcopato jugoslavo abbia già detto l'ultima parola quando ha riconosciuto Medjugorje come luogo di pellegrinaggio internazionale, con l'impegno che i pellegrini vi trovino l'assistenza religiosa (Messe, confessioni, predicazione) nelle loro lingue. Desidero essere chiaro. Occorre distinguere tra il fatto carismatico (le apparizioni) e il fatto culturale, ossia l'accorrere di pellegrini. Un tempo l'autorità ecclesiastica non si pronunciava sul fatto carismatico, salvo in caso di imbrogli. E a mio parere non è necessario un pronunciamento che, oltre a tutto, non impegna ad essere creduto. Se Lourdes e Fatima non fossero state approvate, avrebbero l'identico afflusso. Ammiro l'esempio del Vicariato di Roma, a proposito della Madonna delle Tre Fontane; è un comportamento che ricopia i metodi del passato. Mai è stata riunita una commissione per verificare se veramente la Madonna è apparsa o no al Cornacchiola. La gente andava a pregare con insistenza alla grotta, per cui essa è stata ritenuta luogo di culto: affidata ai francescani conventuali, il Vicario si è preoccupato che i pellegrini ricevessero l'assistenza religiosa, Messa, confessione, predicazione. Vescovi e cardinali hanno celebrato in quel luogo, con l'unica preoccupazione di pregare e far pregare.

D.:Come vede il futuro di Medjugorje?

R.: Lo vedo in crescente sviluppo. Non si sono moltiplicate solo le case di accoglienza, come pensioni e alberghi; ma si sono moltiplicate anche opere sociali stabili, e la loro costruzione è in crescendo. Del resto il bene che deriva ai pellegrini di Medjugorje è un fatto che ho constatato in tutti questi vent'anni. Conversioni, guarigioni, liberazioni da mali malefici, non si contano e ne ho molte testimonianze. Perché anch'io guido a Roma un gruppo di preghiera in cui, l'ultimo sabato di ogni mese, si vive un pomeriggio così come lo si vive a Medjugorje: adorazione eucaristica, spiegazione dell'ultimo messaggio della Madonna (che sempre ricollego a un passo del Vangelo), rosario, S. Messa, recita del Credo con i sette Pater, Ave Gloria caratteristici, preghiera finale. Partecipano sempre 700 - 750 persone. Dopo la mia spiegazione del messaggio si lascia spazio per testimonianze o domande. Ebbene, ho sempre notato questa caratteristica di chi va in pellegrinaggio a Medjugorje, ognuno riceve ciò di cui ha bisogno: un'ispirazione particolare, una confessione che dà una svolta alla vita, un segno ora quasi insignificante e talvolta miracoloso, ma sempre conforme al bisogno della persona.

Molte grazie, don Amorth!