sabato 7 agosto 2010

Santo del giorno: San Gaetano Thiene

S. GAETANO Thiene, Compatrono di Napoli (memoria facoltativa)
Sabato 07 Agosto 2010

San Gaetano Thiene, Sacerdote
Fondatore dei “Chierici Regolari” (Teatini)
Compatrono di Napoli
(memoria facoltativa)

G
aetano appartiene alla  ricca famiglia vicentina dei conti ThieneSecondo alcune fonti sarebbe nato nell’ottobre 1480. Al fonte battesimale gli viene dato il nome di Gaetano, questo per ricordare la figura di suo zio: Canonico Gaetano Thiene docente all'Università di Padova e morto quindici anni prima della sua nascita. Purtroppo Gaetano resta quasi subito orfano, poiché suo padre, Gasparo Thiene, muore in guerra presso Velletri, forse per malaria, dopo la vittoria del 21 agosto 1482. Così la sua mamma, contessa Maria da Porto, rimane vedova con tre bambini tutti in tenera età : Giovanni Battista, Alessandro e ultimo Gaetano.

Nel 1504 si laureò a Padova in diritto civile e canonico (utroque iure); venne chiamato a Roma come segretario particolare di Pp Giulio II (Giuliano della Rovere) nel 1506 e gli venne anche conferito il titolo di Protonotario apostolico (il funzionario della Curia Romana con la funzione di rogare gli atti più importanti).

Venne ordinato sacerdote il 30 settembre 1516 ma celebrerà la sua prima messa solo il 6 gennaio 1517, festa dell’Epifania, nella Basilica di Santa Maria Maggiore.
Lasciò sotto Pp Leone X (Giovanni de' Medici) la corte pontificia maturando, specie nell'Oratorio del Divino Amore, l'esperienza congiunta di preghiera e di servizio ai poveri e agli esclusi. Devoto del presepe e della passione del signore, fondò, nel 1524, con Gian Pietro Carafa, vescovo di Chieti (futuro Pp Paolo IV ), i “Chierici Regolari” (detti poi Teatini, dal nome latino di Chieti) con lo scopo primario di restaurare nel clero la regola primitiva di vita apostolica.

La sua attività multiforme si esplicherà a Napoli fino alla morte. Fondò ospizi per anziani; potenziò l'Ospedale degli Incurabili; per difendere i poveri dagli usurai promosse l'istituzione del Monte di Pietà da cui, nel 1539, trarrà origine il Banco di Napoli, il più grande Istituto bancario del Mezzogiorno; suscitò nel popolo la frequenza assidua dei sacramenti e stette loro vicino durante le carestie e le ricorrenti epidemie come il colera, che flagellarono la città in quel periodo, peraltro agitata da sanguinosi tumulti.
Per ironia della sorte, fu proprio il teatino cofondatore Gian Pietro Carafa, divenuto Pp Paolo IV, a permettere che nell'Inquisizione, imperante in quei tempi, si usassero metodi diametralmente opposti allo spirito della Congregazione teatina, essenzialmente mite, permissiva, rispettosa delle altre idee. E quando le autorità civili vollero instaurare nel Viceregno di Napoli, il tribunale dell'Inquisizione, il popolo napoletano (unico a farlo nella storia triste dell'Inquisizione in Europa) si ribellò; la repressione spagnola fu violenta e ben 250 napoletani vennero uccisi, per difendere un principio di libertà. Gaetano in quel triste momento, fece di tutto per evitare il massacro e, quando si accorse che la sua voce non era ascoltata, offrì a Dio la sua vita in cambio della pace.
Il Signore accettò la sua offerta chiamandolo nel suo regno la domenica 7 agosto 1547, e proprio in questo giorno cessarono i tumulti e ritornò la pace nella città di Napoli.

L'opera che più l'aveva assillato nella sua vita, era, senza dubbio, la riforma della Chiesa. Al contrario del contemporaneo Martin Lutero, operò la sua riforma dal basso verso l'alto, formando il clero e dedicandosi all'apostolato fra i poveri, i diseredati e gli ammalati, specie se abbandonati. A quanti gli facevano notare che i napoletani non potevano essere così generosi negli aiuti, come i ricchi veneziani, rispondeva: « E sia, ma il Dio di Venezia è anche il Dio di Napoli ».

Il popolo napoletano non ha mai dimenticato questo vicentino di Thiene, venuto a donarsi a loro fino a morirne per la stanchezza e gli strapazzi, in un'assistenza senza risparmio e continua. La piazza antistante la Basilica di S. Paolo Maggiore è a lui intitolata, ma la stessa basilica, per secoli sede dell'Ordine, è ormai da tutti chiamata di S. Gaetano.
Il suo corpo, insieme a quello del beato Marinoni, del beato Paolo Burali ed altri venerabili teatini, è deposto nella cripta monumentale, che ha un accesso diretto sulla piazza, ed è meta di continua devozione del popolo dello storico e popoloso rione.
Nella piazza, come in altre zone di Napoli, vi è una grande statua che lo raffigura; da secoli è stato nominato compatrono di Napoli. Il suo è uno dei nomi più usati da imporre ai figli dei napoletani e di tutta la provincia.

Gaetano Thiene venne beatificato il 23 novembre 1624 da Pp Urbano VIII (Maffeo Barberini) e canonizzato il 12 aprile 1671 da Pp Clemente X (Emilio Altieri).

S. Gaetano Thiene è la testimonianza di quanto la Chiesa nei secoli, attraverso i suoi figli, sia stata sempre all'avanguardia e con molto anticipo sul potere laico, nel realizzare, inventare e gestire opere di assistenza in tutte le sue forme per il popolo, specie dove c'è sofferenza. 
 Per la sua illimitata fiducia in Dio è venerato come il santo della provvidenza.
Il santo viene solitamente rappresentato con l'abito talare, in ginocchio, mentre la Beata Vergine gli mette in braccio il Bambino Gesù. La scena è ispirata ad un episodio narrato dallo stesso Gaetano Thiene in una sua lettera alla sua confidente spirituale, suor Laura Mignani : durante la celebrazione della sua primaMessa gli sarebbe apparsa la Madonna e gli avrebbe messo tra le braccia il Bambino.


Fonti principali : wikipendia.org; teatini.it ("RIV.").

Letture del giorno 07/08/2010

Libro di Abacuc 1,12-17.2,1-4. 
Non sei tu fin da principio, Signore, il mio Dio, il mio Santo? Noi non moriremo, Signore. Tu lo hai scelto per far giustizia, l'hai reso forte, o Roccia, per castigare. 
Tu dagli occhi così puri che non puoi vedere il male e non puoi guardare l'iniquità, perchè, vedendo i malvagi, taci mentre l'empio ingoia il giusto? 
Tu tratti gli uomini come pesci del mare, come un verme che non ha padrone. 
Egli li prende tutti all'amo, li tira su con il giacchio, li raccoglie nella rete, e contento ne gode. 
Perciò offre sacrifici alla sua rete e brucia incenso al suo giacchio, perchè fanno grassa la sua parte e succulente le sue vivande. 
Continuerà dunque a vuotare il giacchio e a massacrare le genti senza pietà? 
Mi metterò di sentinella, in piedi sulla fortezza, a spiare, per vedere che cosa mi dirà, che cosa risponderà ai miei lamenti. 
Il Signore rispose e mi disse: "Scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette perchè la si legga speditamente. 
È una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perchè certo verrà e non tarderà". 
Ecco, soccombe colui che non ha l'animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede. 

Salmi 9(9A),8-9.10-11.12-13. 
Ma il Signore sta assiso in eterno; erige per il giudizio il suo trono: 
giudicherà il mondo con giustizia, con rettitudine deciderà le cause dei popoli. 
Il Signore sarà un riparo per l'oppresso, in tempo di angoscia un rifugio sicuro. 
Confidino in te quanti conoscono il tuo nome, perché non abbandoni chi ti cerca, Signore. 
Cantate inni al Signore, che abita in Sion, narrate tra i popoli le sue opere. 
Vindice del sangue, egli ricorda, non dimentica il grido degli afflitti. 

Meditazione del giorno: credo, aiutami nella mia incredulità

Meditazione del giorno 
San Tommaso Moro (1478-1535), statista inglese, martire 
Dialog of Comfort against Tribulation


« Credo, aiutami nella mia incredulità » (Mc 9,24)
        « Signore, aumenta la nostra fede » (Lc 17, 6). Meditiamo le parole di Cristo e diciamo ciascuno tra sè e sè : Se non permettessimo alla nostra fede di intiepidire, anzi di raffreddare, di perdere la sua forza sparpagliando i nostri pensieri in futilità, cesseremmo di attribuire importanza alle cose di questo mondo e raccoglieremmo la nostra fede in un'angoletto del nostro animo.

        Allora la semineremmo come un grano di senapa nel giardino del nostro cuore, dopo aver sradicato tutte le erbacce, e il germoglio crescerebbe. Con una salda fiducia nella parola di Dio, solleveremo un monte di afflizioni, mentre se la nostra fede è vacillante, non sposterà nemmeno un monticello. Per concludere questo colloquio, direi che, poiché ogni conforto spirituale presuppone una base di fede, e nessuno salvo Dio può darla, non dobbiamo mai cessare di domandargliela.

Vangelo del giorno: secondo Matteo 17,14-20

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 17,14-20.
Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo 
che, gettatosi in ginocchio, gli disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell'acqua; 
l'ho gia portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo». 
E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui». 
E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito. 
Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?». 
Ed egli rispose: «Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile. 

giovedì 5 agosto 2010

Basilica di Santa Maria Maggiore

Dedicazione della Basilica di Santa Maria MaggioreGiovedì 05 Agosto 2010

Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore
(memoria facoltativa)

Ricorre oggi la memoria della Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore, considerata il più antico santuario mariano d’Occidente.

Monumenti di pietà mariana, a Roma, sono quelle stupende chiese, erette in gran parte sul medesimo luogo dove sorgeva qualche tempio pagano. Bastano pochi nomi, tra i cento titoli dedicati alla Vergine, per avere le dimensioni di questo mistico omaggio alla Madre di Dio: S. Maria Antiqua, ricavata dall'Atrium Minervae nel Foro romano; S. Maria dell'Aracoeli, sulla cima più alta del Campidoglio; S. Maria dei Martiri, il Pantheon; S. Maria degli Angeli, ricavata da Michelangelo dal “tepidarium” delle Terme di Diocleziano; S. Maria sopra Minerva, costruita sopra le fondamenta del tempio di Minerva Calcidica. La più grande di tutte, come dice lo stesso nome: S. Maria Maggiore: la quarta delle basiliche patriarcali di Roma, detta inizialmenteLiberiana, perché identificata con un antico tempio pagano, sulla sommità dell'Esquilino, che papa Liberio (352-366) adattò a basilica cristiana. Una tardiva leggenda narra che la Madonna, apparendo nella stessa notte del 5 agosto del 352 a Pp Liberio e ad un patrizio romano, li avrebbe invitati a costruire una chiesa là dove al mattino avrebbero trovato la neve. Il mattino del 6 agosto una prodigiosa nevicata, ricoprendo l'area esatta dell'edificio, avrebbe confermato la visione, inducendo il papa ed il ricco patrizio a metter mano alla costruzione del primo grande santuario mariano, che prese il nome di S. Maria “ad nives” (della neve). Poco meno di un secolo dopo, Pp Sisto III, per ricordare la celebrazione del concilio di Efeso (431), nel quale era stata proclamata la maternità divina di Maria, ricostruì la chiesa nelle dimensioni attuali.

La Patriarcale Basilica di S. Maria Maggiore è un autentico gioiello ricco di bellezze dal valore inestimabile. Da circa sedici secoli domina la città di Roma: tempio mariano per eccellenza e culla della civiltà artistica, rappresenta un punto di riferimento per i “cives mundi” che da ogni parte del globo giungono nella Città Eterna per gustare ciò che la Basilica offre attraverso la sua monumentale grandezza.

Sola, tra le maggiori basiliche di Roma, a conservare le strutture originali del suo tempo, sia pure arricchite di aggiunte successive, presenta al suo interno alcune particolarità che la rendono unica:
i mosaici della navata centrale e dell'Arco trionfale, risalenti al V secolo d.C., realizzati durante il pontificato di Sisto III (432-440) e quelli dell'Abside la cui esecuzione fu affidata al frate francescano Jacopo Torriti per ordine di Pp Niccolò IV (1288-1292);
il pavimento "cosmatesco" donato dai cavalieri Scoto Paparone e figlio nel 1288;
il soffitto cassettonato in legno dorato disegnato da Giuliano San Gallo (1450);
il Presepe del XIII sec.di Arnolfo da Cambio; le numerose cappelle (da quella Borghese a quella Sistina, dalla cappella Sforza a quella Cesi, da quella del Crocifisso a quella quasi scomparsa di San Michele);
l'Altare maggiore opera di Ferdinando Fuga e successivamente arricchito dal genio di Valadier; infine, la Reliquia della Sacra Culla e il Battistero.
Ogni colonna, ogni quadro, ogni scultura, ogni singolo tassello di questa Basilica compendiano storicità e sentimenti religiosi. Non è raro, infatti, cogliere i visitatori in atteggiamento di ammirazione verso la coinvolgente bellezza delle sue opere così come è d'altro canto visibile constatare la devozione di tutte quelle persone che di fronte all'immagine di Maria, qui venerata con il dolce titolo di “Salus Populi Romani”, cercano conforto e sollievo.

Il 5 agosto di ogni anno viene rievocato, attraverso una solenne Celebrazione, il “Miracolo della Nevicata”: di fronte agli occhi commossi dei partecipanti una cascata di petali bianchi discende dal soffitto ammantando l'ipogeo e creando quasi un'unione ideale tra l'assemblea e la Madre di Dio.

Il Servo di Dio Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła), fin dall'inizio del suo pontificato ha voluto che una lampada ardesse giorno e notte sotto l'icona della Salus, a testimonianza della sua grande devozione per la Madonna. Lo stesso Papa, l'8 dicembre del 2001, ha inaugurato un'altra perla preziosa della Basilica: il Museo, luogo dove la modernità delle strutture e l'antichità dei capolavori esposti offrono al visitatore un “panorama” unico.

I numerosi tesori in essa contenuti rendono S. Maria Maggiore un luogo dove arte e spiritualità si fondono in un connubio perfetto offrendo ai visitatori quelle emozioni uniche proprie delle grandi opere dell'uomo ispirate da Dio.

La celebrazione liturgica della dedicazione della basilica è entrata nel calendario romano soltanto nell'anno 1568.


Fonti principali : santiebeati.it; vatican.va/...maggiore; oecumene.radiovaticana.org ("RIV.").

Letture del giorno 05/08/2010

Giovedì della XVIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario


Libro di Geremia 31,31-34.
"Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò una alleanza nuova.
Non come l'alleanza che ho conclusa con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto, una alleanza che essi hanno violato, benché io fossi loro Signore. Parola del Signore.
Questa sarà l'alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo.
Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri, dicendo: Riconoscete il Signore, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice il Signore; poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato".

Salmi 51(50),12-13.14-15.18-19.
Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.
Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso.
Insegnerò agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno.
poiché non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi. 

Meditazione del giorno: Il sacramento della riconciliazione

Meditazione del giorno 
Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità 
No Greater Love


Il sacramento della riconciliazione : « Tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli »
          La confessione è un atto bellissimo, un atto di grandissimo amore. Qui possiamo recarci solo come peccatori, portatori del peccato, e da qui possiamo tornare solo come peccatori perdonati, senza peccato.

         La confessione è soltanto l'umiltà messa in atto. Un tempo la chiamavamo penitenza, ma si tratta proprio di un sacramento d'amore, del sacramento del perdono. Quando una breccia si apre fra me e Cristo, quando nel mio amore si apre una fessura, qualunque cosa può venire a riempire questa crepa. La confessione è questo momento in cui permetto a Cristo di togliere da me tutto quanto divide, tutto quanto distrugge. La realtà dei miei peccati deve essere prima. Noi siamo, per la maggior parte, minacciati dal pericolo di dimenticare che siamo peccatori e che dobbiamo recarci alla confessione in quanto tali. Dobbiamo recarci a Dio per dirgli quanto siamo afflitti da quello che abbiamo fatto e che l'ha offeso.

         Il confessionale non è il luogo delle conversazioni banali o delle chiacchiere. Solo questo vi risiede : i miei peccati, il mio pentimento, il mio essere perdonato, il modo di vincere le mie tentazioni, di praticare le virtù, di crescere nell'amore di Dio.

Vangelo del giorno: secondo Matteo 16,13-23

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 16,13-23.
In quel tempo, essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». 
Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 
Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». 
Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 
E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. 
E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. 
A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. 
Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. 
Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». 
Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».